Bari, ginecologo e sesso come terapia. Scontro tra pm e giudici sul carcere

Il Riesame ha rigettato la richiesta di carcere, i pm valutano il ricorso in Cassazione. Il caso

Cronache
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I pm pensano al ricorso in Cassazione contro il no al carcere per Giovanni Miniello

Scontro giudiziario a Bari sul caso di Giovanni Miniello, il ginecologo agli arresti domiciliari dal 30 novembre scorso per due episodi di presunta violenza sessuale aggravata relativi a palpeggiamenti su pazienti durante le visite. La Procura di Bari sta valutando se impugnare in Cassazione il provvedimento con il quale i giudici del Riesame hanno rigettato l'appello dei pm che chiedevano il carcere.

Il Corriere della Sera elenca i motivi per i quali il Riesame ha detto no. "Punto primo: le pazienti erano perfettamente in grado di capire che fosse improbabile, anzi «ai limiti dell’assurdo» quel che il ginecologo stava sostenendo. Punto secondo: non erano donne psicologicamente vulnerabili. Al contrario, erano «prive di patologie psichiche o situazioni di disagio o debolezza culturale che avrebbero potuto renderle vulnerabili». Terzo: «Siamo fuori dal campo d’azione della violenza o della minaccia costrittiva»".

Come spiega il Corriere, "il risultato è un muro contro muro su ciascuno dei motivi d’appello proposti dai pubblici ministeri, e cioè — appunto—la costrizione, la vulnerabilità psicofisica, il consenso informato e il ritardo delle due querelanti. I giudici Giulia Romanazzi, Giuseppe Montemurro e Arcangela Stefania Romanelli hanno confermato l’accusa della violenza sessuale soltanto per due episodi che riguardano palpeggiamenti durante le visite. Non sono invece da ritenersi violenza sessuale — hanno stabilito — le proposte di rapporti sessuali come cura per il papillomavirus". Lo scontro giudiziario è servito.

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