Borsellino, 30 anni dopo ancora misteri. "Si sapeva che l'avrebbero ucciso"

Desecretata l'audizione del pm Scarpinato 10 giorni dopo l'attentato di via D'Amelio

Cronache
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Borsellino 30 anni dopo, il fratello: "Lo chiamano eroe ma è ancora tradito"

"Oggi si celebrano come eroi le vittime di quelle stragi e intanto se ne distrugge il patrimonio di leggi che ci avevano lasciato per dare alla magistratura e forze dell'ordine le armi necessarie per combattere la criminalità organizzata. A breve arriverà l'abolizione del 41 bis e dell'ergastolo ostativo e sarà cambiata la legge sui collaboratori di giustizia. Mentre si proclamano eroi ne tradiscono e distruggono il patrimonio di leggi che ci avevano lasciato". Così ad AGI Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso 30 anni fa, insieme alla scorta, nella strage di via D'Amelio, il 19 luglio 1992. 

Commentando la recente sentenza del processo di primo grado a carico di tre poliziotti, che il 12 luglio ha stabilito l'assoluzione per uno di loro e la prescrizione per gli altri due, Salvatore Borsellino aggiunge: "Mi è venuto in mente la prima volta che sono stato a Caltanissetta per il processo. Stavo cercando il palazzo di giustizia e non lo trovavo. Chiesi delle informazioni a delle persone che stavano in una bar e mi risposero in dialetto: 'Il palazzo è là dietro, la giustizia non sappiamo dov'è. Purtroppo da Caltanissetta non mi aspetto verità e non mi aspetto giustizia". Una "sentenza beffa" e una giustizia "che delude", che "tradisce la richieste di giustizia dei parenti delle vittime di mafia e di tutti i cittadini onesti ma da Caltanissetta non mi aspetto altro. Se mi aspetto e' dai processi che si svolgono a Reggio Calabria, a Firenze". Quando si tratta di rappresentanti dello Stato, "in questo Paese non è possibile avere giustizia o che lo Stato processi se stesso. O si viene assolti perche' il fatto non costituisce reato, o subentra la prescrizione. Quindi ancora una volta ne' verita' ne' giustizia". 

Desecretata l'audizione di Scarpinato: "La strage si poteva evitare"

Il Fatto Quotidiano pubblica intanto l'audizione desecretata di Roberto Scarpinato, allora sostituto procuratore, davanti al gruppo di studio del Consiglio Superiore della Magistratura contro la criminalità organizzata a dieci giorni di distanza dall'attentato. "È il 29 luglio 1992 e Scarpinato non ha dubbi: quella di via D’Amelio è una strage che poteva essere evitata. Che dopo il tritolo destinato a Giovanni Falcone (23 maggio 1992) Cosa nostra sarebbe tornata a colpire ancora, lo sapeva Borsellino (“Dinanzi alla bara di Falcone, disse: ‘Ciascuno di noi deve avere la consapevolezza che se resta il suo futuro è quello’ ”) e lo sospettavano pure i colleghi palermitani: “I carabinieri – dice Scarpinato – avevano segnalato che si stava organizzando un attentato, si aveva incertezza sull’obiettivo, sapevamo che era arrivato il tritolo, sapevamo che il prossimo della lista era Borsellino”. Non sfuggiva neanche il luogo: fu la sorella del magistrato ucciso, ricostruisce Scarpinato, a dire a Teresa Principato, allora sostituto procuratore “Paolo mi disse, se mi ammazzano, mi ammazzano qua”.

Nell'audizione, che si può leggere in alcuni stralci su Il Fatto, si legge: “Mi è venuto in mente il fatto del servizio di elicotteri che era stato abolito per sorvegliare le autostrade di Punta Raisi perché ogni volo costava 4 milioni, e che Giovanni (Falcone, ndr) era addolorato di questo fatto. Mi è venuto in mente che era stato abolito il servizio di bonifica. Mi è venuta in mente quella telefonata, il giorno prima della strage: ‘… Lo facciamo al secondo ponte dell ’autostrada, lo facciamo saltare’ ”. Può darsi che la strage sarebbe avvenuta lo stesso, –chiosa Scarpinato –ma non sono con la coscienza a posto io Stato, perché tutto quello che potevo fare non l'ho fatto".