Busti e calendari di Mussolini, ecco la salumeria tempio del fascismo

"Sono fascista da quando avevo 14 anni", ha dichiarato il titolare Giovanni Castiello

Di Redazione Cronache
Il titolare Giovanni Castiello insieme alla moglie
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La bottega gastronomica di Giovanni Castiello, tempio del "Ventennio"

Tra busti e calendari, la bottega gastronomica di Giovanni Castiello è un tempio a Mussolini. “Sono fascista da quando avevo 14 anni, ero iscritto al Movimento Sociale”, spiega il titolare, sessantadue anni. “Ma la prima cliente, tutte le mattine, è una comunista sfegatata ed è così bello confrontarci”, aggiunge

“Chi entra qui - racconta Giovanni, la cui storia, svelata in questi giorni da “Repubblica”, ha fatto il giro d’Italia, non senza la giusta dose di polemiche - ha l’imbarazzo della scelta, e neanche fa caso alla mia passione per il fascismo e per Mussolini. Se non gli sta bene, può anche girare alla larga, eh”, dice.

Nipote d’arte (la nonna produceva la delicatissima ricotta di fuscella), lui iniziò consegnando latticini casa per casa con la sua “Graziella”. A dargli una mano, ora, la moglie Angela e il figlio Luigi, neodiplomato al liceo linguistico: “Anche se preferirei che studiasse all’università”, taglia corto, come scrive Gambero Rosso. Ma Castiello dà il meglio di sé il sabato, quando quando indossa un grembiule nero con la faccia del duce. Tra gli affollatissimi scaffali, Mussolini compare persino sulle etichette di una serie di bottiglie di vino: finirono al centro di uno scandalo nazionale nel 2007, dopo la protesta ufficiale dell’associazione dei parenti delle vittime dell’Olocausto, scrive Gambero Rosso.

Il cavallo di battaglia è il famigerato “Benitos” che, come spiega Castiello, ha i colori dell’Italia. “Stracciatella, prosciutto crudo e basilico, qui è uno di quelli che vanno più forte”. Poi, però, riporta Gambero Rosso, c’è tutto il resto. Grossolanamente sintetizzato nell’insegna all’ingresso del locale di corso Nicotera (“Di Giovanni tre cose tene belle ‘o pane, ‘o prosciutto e ‘a mozzarella”), tradotto in pranzi al sacco che i turisti, in particolare, apprezzano.

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