Scandalo ambulanze, arrivano dopo 45 minuti ma Speranza corre dietro al Covid

Alert carenza di organico nei 118 del Foggiano, così anche negli ospedali. Si rinnova la domanda sulle responsabilità

Cronache
Condividi su:

Vieste, cade dal balcone e i soccorsi arrivano 45 minuti dopo. Crisi dei 118, carenze nell'organico: pochi medici e sottopagati. Ma il problema riguarda tutta Italia

Un volo di alcuni metri lunedì è costato una frattura di un paio di vertebre lombari a un uomo di Vieste, precipitato dal balcone. Quando però è stato contattato il 118 per il soccorso l'ambulanza è riuscita ad arrivare solo 45 minuti dopo. L'uomo se l'è cavata, ma l'episodio ha acceso i riflettori sulla crisi evidente dei 118 e sullo stato dei servizi di emergenza-urgenza.

Il ritardo di 45 minuti scopre infatti il coperchio sulla carenza di organico e lo stato di insofferenza oltre che di usura delle equipe mediche, spesso sfruttate e sottopagate: "Condizioni di malessere di cui nessuno parla e che nessuno conosce". Nel caso specifico dell'incidente di Vieste, lunedì l'ambulanza era a San Giovanni, ed è dovuta partire da Peschici, con un team reduce da un turno di 24 ore. "Nel Gargano non ci sono medici né ospedali" continuano, "la Asl da anni non si preoccupa nemmeno di formare il personale paramedico", "la categoria voleva protestare ma l'emergenza è un servizio essenziale". "Medici di 50-60 anni ancora con il contratto a termine", e "con le feste sarà più evidente: resteranno turni scoperti di 118 e guardia medica, tutto a discapito dei cittadini". E la situazione è tragica per i 118. Un medico riesce a guadagnare 10-12 euro l'ora".

Responsabilità delle Regioni o dello Stato?

Si tratta di un disagio che si ripete periodicamente, ma che con i problemi propri della zona implica ripercussioni anche gravi. "Nei casi peggiori sull'ambulanza il medico manca - per carenza di organico - e gli infermieri non possono somministrare - come si sa - mai farmaci al malato. I medici sono sempre di meno, di questo passo finirà che i 118 spariranno", raccontano operatori sanitari locali a Rete Gargano. Ma se la carenza dell'organico risulta senza speranze per l'Asl di Foggia, il problema in sé si estende a tutta Italia e implica il trito e ritrito (finora insolubile) palleggiamento di responsabilità tra le Regioni e il Ministero della Salute. E ci si continua a chiedere se la chiave di volta la abbiano le Regioni o il ministro Speranza.

Il tema del conflitto di competenze è letteralmente esploso durante la prima ondata di Covid-19, quando alcune situazioni specifiche - come il picco dei contagi in Val Seriana - ha fatto discutere tutto il Paese sulle diverse competenze dello Stato e quelle delle singole Regioni. A queste ultime, dopo la riforma del Titolo V° della Costituzione avvenuta nel 2001 per assecondare le pulsioni federaliste che accomunavano tanto la Lega quanto il centrosinistra, spetta la gestione delle politiche sanitarie, ma quando un problema ha portata nazionale, come in questo caso, è il ruolo di "regia" che tocca dello Stato a dover essere discusso. Per quanto la vicenda pandemica sia stata (ed è) dolorosa e difficile da gestire, in più occasioni affaritaliani.it ha segnalato come il concentrarsi unicamente sul Covid-19 metta a rischio un'ampia fetta di popolazione: dai pazienti affetti da "altre" patologie a chi abitualmente non ha bisogno di cure, se non quando gli capitano episodi saltuari come l'incidente in questione.

Chi mi soccorre? Mike, Victor o India?

Non solo in Puglia, le ambulanze vengono differenziate attraverso dei nomi di convenzione, assegnati in base al personale a bordo. "C'è l'ambulanza 'India' che è quella senza medico, solo con autista, infermiere e soccorritore. Poi la 'Mike', con autista, medico, infermiere e soccorritore. Infine 'Victor' con soli autista e soccorritore".

E se il Covid non si è mai fermato in Italia, con altrettanto passo spedito si muovono le altre malattie nel paese. Quindi si fa sempre più forte l'alert nei pronto soccorso per i malati non Covid. "Niente a che vedere con le prime ondate- ha spiegato Fabio De Iaco, direttore del pronto soccorso all’ospedale Martini di Torino al Fatto - però si cominciano ad avere difficoltà perché i posti letto dedicati al Covid, nei reparti specialistici, cominciano a scarseggiare. Nei giorni scorsi a Roma si sono riviste le ambulanze in coda davanti ai pronto soccorso. Succede che i malati infettivi non Covid vengano trattati solo in alcuni ospedali di emergenza e i tempi si allungano, da tre giorni si può arrivare anche a sette".