Calenzano, Eni smentisce la seconda manuntenzione nel momento dell'esplosione. Giallo sul carrello vicino al punto di scoppio
Spunta un'ipotesi dietro l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano: un carrello acceso si trovava proprio vicino al punto dello scoppio
Calenzano, il giallo del carrello acceso vicino al punto di scoppio
Al momento dell'esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Firenze), nelle vicinanze della pensilina numero 6 era in atto il sollevamento di un carrello, tramite un macchinario, proprio in concomitanza alla formazione di una nube di vapori di carburanti. La vicinanza di questa operazione potrebbe aver contribuito all'innesco dell'esplosione. È quanto apprende l'Ansa ai margini dell'inchiesta della procura di Prato in base a ipotesi maturate nel prosieguo degli accertamenti tecnici in corso. Il fumo di vapori è lo stesso riferito da alcuni testimoni e corrisponderebbe a quello che si nota nel primo video disponibile sull'esplosione
Calenzano, al momento dell'esplosione erano in corso manutenzioni. Eni precisa che la seconda non era ancora iniziata
La mattina dell'esplosione al deposito Eni di Calenzano (Firenze) erano in corso due distinti interventi di manutenzione agli impianti. Uno alla pensilina numero 7, accanto a quella dell'esplosione, riguardava una condotta di alimentazione per il carico di carburante ai camion. L'altro intervento invece riguardava la riparazione di due raccoglitori di vapori - uno più piccolo, uno più grande - che da tempo risultavano malfunzionanti e che sono proprio alla corsia 6, quella dell'esplosione. Lo scrive l'Ansa. Vapori di benzina e di altri carburanti si formano nelle fasi di pompaggio dei prodotti nelle autobotti.
La seconda manutenzione prevista sull'impianto di Calenzano non era ancora iniziata. E' quanto precisa l'Eni "in relazione a quanto riportato circa un secondo intervento di manutenzione presso le pensiline di carico del deposito di Calenzano". "Tale secondo intervento (da parte di altra ditta autorizzata) - precisa la società - era sì previsto in esecuzione nella mattinata, ma fisicamente non ancora iniziato e pertanto non in corso al momento dell'esplosione"
Calenzano, le salme non sono state ancora date alle famiglie
Le salme delle cinque vittime dell'esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Firenze) devono restare ancora a disposizione dell'autorità giudiziaria, presso l'istituto di Medicina legale di Careggi, per l'espletamento di altri accertamenti dopo le autopsie, che sono state già effettuate. Lo si apprende a Prato dove tuttavia si confida di liberarle prima possibile, già la prossima settimana.
Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, aveva telefonato, martedì scorso al sindaco di Calenzano (Firenze), Giuseppe Carovani, esprimendo cordoglio per le vittime dell'esplosione al deposito carburanti dello scorso 9 dicembre e vicinanza alla comunità. "Mi ha chiamato quando ero sul sito dell'esplosione - ha spiegato Carovani - e facevo fatica a comunicare. E' stata una chiamata normale, di cortesia, e apprezzabile". Per il sindaco, invece "il resto delle questioni che sono sul tappeto, le affronteremo" più avanti. "C'è l'intenzione anche da parte della Regione Toscana - ha affermato - di aprire un tavolo di confronto, a cui parteciperemo molto volentieri, ponendo il tema della compatibilità di questo sito con il contesto in cui è inserito. Tema che questo episodio mette in evidenza e che abbiamo esplicitato molto chiaramente in questi giorni". L'amministrazione comunale, nei giorni scorsi, ha anche attivato una casella e-mail per le richieste di risarcimento dei danni materiali ad aziende e privati cittadini danneggiati dall'esplosione, che saranno poi reindirizzate alla stessa Eni.