Cammini di rinascita: il legno in edilizia conviene per la ricostruzione sull'Appennino centrale
Castelli: “Dobbiamo ricostruire le case secondo criteri antisismici di qualità. Da questo punto di vista, il legno è protagonista”
Ricostruzione post-sisma con la risorsa “legno” e con il turismo dei cammini: l'Appennino centrale ritrova una strategia sostenibile che unisce ambiente, economia e comunità
Favorire l'utilizzo del legno nell'edilizia per la ricostruzione dell'Appennino centrale, devastato dal sisma del 2016, non è solo una misura edilizia, ma una strategia di sviluppo sostenibile, sociale ed economico. Lo testimonia l'Ordinanza recentemente approvata dal Commissario Straordinario alla Ricostruzione Guido Castelli, che introduce una maggiorazione del 10% sul contributo per la realizzazione di strutture portanti in legno, nel caso di demolizione con ricostruzione di edifici gravemente danneggiati. Per la prima volta in Italia si promuove l’utilizzo del legno in edilizia.
La misura, presentata ufficialmente nella sede del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf), ha raccolto il sostegno convinto di rappresentanti istituzionali, associazioni e realtà imprenditoriali della filiera legno.
"Rilanciare l’area del cratere del centro Italia significa ricreare una condizione economica di vivibilità", ha affermato il Ministro Francesco Lollobrigida, "invertendo quello che era un flusso, non esclusivamente legato al terremoto, di spopolamento di quelle zone. L’utilizzo della filiera del legno nella ricostruzione è sostenuto dal Ministero e permette di tornare ad avere una corretta gestione del bosco ed evitarne l’abbandono... Guardiamo avanti considerando il punto di arrivo di oggi come un punto di partenza per nuovi obiettivi di sviluppo ambientale, economico e produttivo".
Il legno come simbolo di rinascita, dunque. E il Commissario Castelli lo conferma: "Accanto all’obiettivo primario della ricostruzione materiale il Governo Meloni mi ha affidato anche il compito di realizzare la riparazione economica e sociale dell’Appennino centrale... valorizzando questa preziosa risorsa possiamo favorire la creazione di nuova occupazione, uno sviluppo sostenibile e, al contempo, migliorare il controllo del territorio".
Un concetto ribadito anche dal Questore Paolo Trancassini: "La crescita e il lavoro sono condizioni essenziali per incentivare le persone a rimanere sul territorio... L’ordinanza va proprio in questa direzione: rilanciare la filiera del legno, una risorsa strategica per i nostri territori".
L'iniziativa, definita "una scelta innovativa a livello nazionale ed europeo" da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, si articola anche attraverso un ciclo di incontri di formazione sul territorio organizzato insieme a FederlegnoArredo. "Oggi il 70% del cratere è coperto da boschi per la maggior parte sottoutilizzati... La filiera del legno, oltre a rafforzare il tessuto economico, contribuisce a ridurre le emissioni di CO2", ha spiegato Realacci.
Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, ha sottolineato l'importanza culturale dell'iniziativa: "Questo accordo è molto importante in quanto pone al centro la motivazione della costruzione in legno. È un materiale naturale in grado di coniugare alte prestazioni di sicurezza, resistenza sismica, efficienza energetica e innovazione".
Dello stesso avviso Alessandra Stefani, presidente del Cluster Italia Foresta Legno, che vede nella ricostruzione appenninica un prototipo replicabile: "La filiera del legno rappresenta un tassello importante, e l'esperienza maturata sarà certo di indirizzo per altri territori italiani".
La ricostruzione post-sisma ha registrato tra il 2023 e il 2024 un’accelerazione significativa. Secondo i dati forniti dal Commissario Guido Castelli, negli ultimi due anni è stato liquidato il 57% del totale delle risorse erogate dal 2016 ad oggi. Solo nelle Marche, nel 2023, sono stati versati oltre 1 miliardo di euro alle imprese, mentre nei primi due mesi del 2025 si è già raggiunta la cifra di 170 milioni.
Castelli ha evidenziato la necessità di gestire la delicata transizione tra la fase legata al Superbonus 110% (che scadrà il 31 dicembre 2025) e quella fondata esclusivamente sul contributo sisma. Una fase complicata da dinamiche inflattive e speculative che hanno inciso sul mercato edilizio, oggi in gran parte superate con il nuovo prezziario, dove proprio l’uso del legno offre un vantaggio sensibile nel contributo per la ricostruzione.
Promuovere il legno significa anche valorizzare le risorse forestali, le specie autoctone e il lavoro locale. Come afferma ancora il Commissario Castelli: "Nella ricostruzione abbiamo dovuto gestire il post-110 guardando all'interesse primario dei terremotati, valorizzando con maggiorazioni, aggiuntive e rilevanti, la ricostruzione pesante". E conclude: "È tempo di responsabilità. La ricostruzione è fatta per i terremotati e si realizza attraverso le imprese".
Per evitare interventi indiscriminati, è stata effettuata un’analisi dettagliata delle pratiche di ricostruzione privata, individuando solo le casistiche realmente critiche da sostenere con maggiorazioni. Tra queste, le ricostruzioni pesanti in aree disagiate, a elevata amplificazione sismica o con danni strutturali gravi. Il riferimento per la determinazione dei contributi resta il Prezziario Unico del Cratere (PUC), in fase di aggiornamento.
“L’obiettivo”, ha spiegato Castelli, “è avere un prezziario omogeneo, realistico e immune da distorsioni territoriali, che eviti derive speculative e garantisca margini di guadagno equi. Questo è fondamentale per difendere la legalità e prevenire il rischio di infiltrazioni criminali nella fase successiva alla fine del Superbonus”.
"A tutti gli operatori della ricostruzione ribadiamo”, ha dichiarato Castelli, “che il metodo di lavoro continuerà ad essere improntato al confronto costruttivo, onesto e responsabile". E ha lanciato un appello per governare insieme, con le parti sociali, altre criticità del sistema: la carenza di manodopera, l’alloggio degli operai, la trasparenza nei subappalti e la gestione dei flussi di lavoro. "È tempo di responsabilità. La ricostruzione è fatta per i terremotati e si realizza attraverso le imprese. Se qualcuno pensa il contrario, si trova in una chiara posizione di fuori gioco".
L'area del cratere sismico, che si estende su circa 8.000 km² tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, comprende 138 comuni. Per la ricostruzione pubblica e privata sono previsti interventi per 28 miliardi di euro: sono attivi oltre 8.000 cantieri privati (più di 12.000 già conclusi) e 3.537 interventi pubblici, di cui il 50% in progettazione.
Il legno, in questo scenario, diventa la chiave per una ricostruzione sostenibile. I boschi maturi nel cratere occupano 3.600 km², a cui si aggiungono 2.000 km² di boschi in avanzamento, derivanti dall'abbandono di pascoli. Solo l'1,6% è certificato e il 60% è abbandonato. Il valore aggiunto lordo è di appena 18,3 euro per ettaro, contro i 40,9 della media nazionale, i 168 della Francia e i 158 della Germania. Una gestione certificata potrebbe creare 4.000 nuovi posti di lavoro, intervenendo sul solo 50% dell'accrescimento annuo della biomassa. Si tratta di un potenziale enorme oggi inespresso.
Nel 2023 il macrosistema legno in Italia ha generato un fatturato di 21,6 miliardi, con oltre 30.000 imprese e 131.000 addetti. Tuttavia, la filiera legno-arredo dipende in larga parte dall'importazione: 5,9 miliardi il valore delle importazioni di legname nel 2023. Solo il segmento "prodotti in legno per l'edilizia" ha registrato 3,3 miliardi di fatturato, con 10.580 imprese e quasi 28.000 addetti.
Il legno nella ricostruzione del sisma 2016 è quindi un'opportunità per rilanciare le filiere "Wood-based Made in Italy". In un Paese dove oltre il 75% dell'incremento forestale annuo non viene utilizzato, e dove più della metà del legno italiano serve a scopi energetici, la gestione attiva diventa strategica. In Europa, per confronto, si utilizza il 65% dell'incremento annuo.
A partire dal 12 aprile a San Ginesio (MC), iniziano gli incontri formativi promossi dalla Struttura Commissariale con la Fondazione Symbola e FederlegnoArredo; seguiranno ad Amatrice, Camerino, Arquata del Tronto, Ascoli Piceno, Norcia e Teramo. L’obiettivo è coinvolgere cittadini, imprese e tecnici, per costruire una nuova cultura del legno in edilizia.
Quella del legno non è solo una scelta tecnica. È una visione del futuro, un ponte tra tradizione e innovazione, tra natura e progresso. Una visione che parte dall'Appennino, ma parla a tutta l'Italia. Lo stesso futuro che sta cambiando anche un altro driver della rinascita dell’Appennino: il turismo, e in particolare il “turismo lento”, quello dei camminatori.
Nel 2024, i camminatori in Italia sono stati 191.465, con un incremento del 29% rispetto all’anno precedente. Il dossier "Italia, Paese di Cammini", presentato a Milano nel corso di "Fa' la cosa giusta!", segnala che sono aumentati anche i pernottamenti lungo gli itinerari: 1 milione e 435 mila, +6% rispetto al 2023.
I camminatori italiani si concentrano soprattutto nel Nord, con il 31% proveniente dalla Lombardia, il 14% dall'Emilia-Romagna e il 13% dal Veneto. Le motivazioni spaziano dal desiderio di immergersi nella natura alla ricerca interiore e spirituale (26%), passando per la curiosità e il bisogno di nuove esperienze.
Il 46% dei camminatori dorme in B&B o appartamenti, il 26% in ostelli, il 16% in hotel o agriturismi e il 6% in ospitalità religiosa. Tra gli under 25 lungo la Via degli Dei, il 30% sceglie la tenda. I costi giornalieri sono contenuti: il 55% spende tra 30 e 50 euro al giorno, il 16% meno di 30 euro. Interessante anche il profilo anagrafico: il 53% ha tra i 46 e i 65 anni, il 32% meno di 45, e il 15% è over 65. Il 26% cammina da solo, il 39% in coppia. Le donne rappresentano il 51%.
I Cammini rappresentano dunque una risorsa in crescita per il turismo lento e per il rilancio dei territori interni, specialmente quelli colpiti dal sisma, che possono così trovare nuove vie di sviluppo sostenibile e accoglienza.