Carta igienica e Pfas. Una minaccia per la qualità dell'acqua
Sostanze perfluoroalchiliche. Come evitarle
Pfas? Una classe di circa 14.000 composti chimici sintetici impiegati per conferire proprietà idrorepellenti, antimacchia e termoresistenti a numerosi prodotti di consumo
Una recente ricerca pubblicata su Environmental Science & Technology Letters e ripresa da The Guardian suscita preoccupazioni sull'impatto ambientale della carta igienica. Lo studio, condotto in modo indipendente, ha analizzato campioni dei 21 principali marchi a livello globale, riscontrando la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in tutti i campioni testati. Lo scrive il sito internet www.idealista.it.
Il rilascio di PFAS a causa della carta igienica contaminata nelle acque reflue rappresenta una potenziale minaccia per la qualità dell'acqua stessa. Questi composti resistono ai normali trattamenti delle acque reflue, finendo per contaminare falde acquifere, fiumi e laghi.
A livello normativo, si potrebbero considerare restrizioni sull'utilizzo di PFAS nella produzione della carta igienica. Parallelamente, è importante sensibilizzare i consumatori verso scelte più consapevoli, orientandoli verso prodotti privi di PFAS. Alcuni produttori stanno già adottando pratiche di produzione ecosostenibili, offrendo alternative più sicure per la salute e l'ambiente.
Dopo aver appreso la notizia della carta igienica tossica, è anche giusto porsi la domanda di cosa siano i PFAS. Esse rappresentano una classe di circa 14.000 composti chimici sintetici impiegati per conferire proprietà idrorepellenti, antimacchia e termoresistenti a numerosi prodotti di consumo. Denominate "sostanze chimiche per sempre" a causa della loro persistenza nell'ambiente, i PFAS sono stati collegati a gravi problemi di salute umana quali cancro, complicazioni fetali, e malattie di organi come fegato, reni e sistema immunitario.
L'esposizione ai PFAS avviene per ingestione di acqua o cibo contaminati, inalazione di aria inquinata o contatto cutaneo. Una volta scaricati nelle acque reflue, i PFAS possono accumularsi nei fanghi di depurazione. Questi fanghi, se utilizzati come fertilizzanti o smaltiti in corsi d'acqua, possono diffondere ulteriormente i PFAS nell'ambiente e nella catena alimentare. La presenza di PFAS desta preoccupazione a livello globale per le implicazioni su salute e ambiente. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprenderne appieno l'entità del rischio e definire strategie efficaci.
Una recente ricerca ha riscontrato la presenza di sei composti perfluoroalchilici (PFAS) nella carta igienica. Tra questi, il 6:2 diPAP è risultato il più diffuso. Sebbene le ricerche sul 6:2 diPAP siano ancora limitate, alcuni studi preliminari suggeriscono una potenziale correlazione con disfunzioni testicolari.
Preoccupa il consumo significativo di carta igienica: negli Stati Uniti, per esempio, un individuo medio ne utilizza circa 26 kg all'anno, con oltre 8.500 tonnellate smaltite annualmente. Questo elevato utilizzo, unito alla presenza di PFAS, solleva timori per l'impatto ambientale. Lo studio ha analizzato le acque reflue di otto impianti di trattamento, rilevando che il 6:2 diPAP proveniente dalla carta igienica potrebbe costituire una componente rilevante dei PFAS totali.
La problematica dei PFAS come inquinanti ambientali è da tempo sottoposta all'attenzione di medici e ricercatori, impegnati a valutare gli effetti di questa vasta classe di sostanze chimiche (che conta migliaia di composti) sulla salute umana.
Come già detto in precedenza, i PFAS sono ubiquitari, impiegati in una molteplicità di prodotti: vernici, pesticidi, tessuti, stoviglie, contenitori per alimenti, cosmetici. Questa diffusione capillare determina una crescente esposizione da parte della popolazione. Infine, si è scoperto che l'esposizione ai PFAS potrebbe aumentare le probabilità di ammalarsi di certi tumori.
L’allarme della carta igienica tossica, fa comprendere che bisogna prestare ancora più attenzione alla propria salute. Ma il proprio corpo può espellere in maniera naturale i PFAS? Sebbene il corpo umano possegga la capacità di espellerli naturalmente, questo processo può richiedere un tempo considerevole. Adottare alcune semplici misure può favorire l'eliminazione di queste sostanze chimiche dall'organismo:
assunzione di acqua potabile: Si raccomanda di bere abbondanti quantità di acqua depurata, ovvero trattata con sistemi a base di carboni attivi e osmosi inversa;
dieta equilibrata: Seguire una dieta ricca di frutta, verdura e cibi integrali può apportare nutrienti che supportano i meccanismi di detossificazione naturali del corpo;
consulenza medica o nutrizionistica: Un consulto con un medico o un nutrizionista può fornire consigli personalizzati su come ottimizzare l'alimentazione e lo stile di vita per favorire l'eliminazione dei PFAS.
La recente scoperta della presenza di PFAS nella carta igienica ha sollevato nuove preoccupazioni in merito all'impatto di queste sostanze chimiche sulla salute umana e sull'ambiente. Diventa, quindi, ancora più impellente la domanda su come tutelarsi da questa minaccia.
Numerosi prodotti per la casa, tra cui pentole antiaderenti e capi di abbigliamento impermeabile, possono contenere PFAS. È quindi consigliabile optare per alternative prive di queste sostanze chimiche e attuare strategie per ridurre complessivamente l'esposizione ai PFAS. Accanto alle azioni individuali, è necessario promuovere un impegno collettivo per richiedere regolamentazioni più rigorose sulla produzione e sull'utilizzo dei PFAS.