Caso Dossieraggi, chi sono i mandanti e come va a finire la vicenda
Dossieraggi, il sistema che nessuno vi racconta
Chi sono i mandanti e dove si nascondono
Mentre i venti soffiano impietosi contro il luogotenente Pasquale Striano, la vicenda dossieraggi assume fattezze singolari, per un Paese civile. L’agente, intervistato dal quotidiano La Verità, ha ribadito, con forza, la correttezza dei propri accessi ai data base della DNA (così hanno fatto capire anche gli altri coinvolti). In attesa che venerdì 22 marzo, alle ore 10, parli alla Commissione parlamentare Antimafia, presieduta dalla deputata Chiara Colosimo (FdI), il comandante generale della Guardia di Finanza, il generale Andrea De Gennaro, molti di coloro che sanno quanto accaduto si sono chiusi a riccio, facendo trapelare off the record un quadro inquietante sui mandanti. E la motivazione è quasi unanime: se c’è qualcuno che ha fatto accessi abusivi, nella vastità di settori e nella complessità descritta da due magistrati di rango come il Procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone e il Procuratore capo della DNA Giovanni Melillo, qualcosa di più oscuro cova nel profondo.
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L’aspetto preoccupante della storia è solo una: l’ampiezza dei campi toccati, più della durata dell’attività di dossieraggio descritta o presunta tale. Dai politici (spesso di centrodestra), e sempre outsider rispetto ai poteri reali, agli imprenditori e in settori anche molto distanti fra loro, sportivi, appartenenti allo show biz, dirigenti di Stato, dirigenti privati, broker, medici, ex amministratori di secondo rango, legali, vip, monsignori, protagonisti della cronaca giudiziaria, sono stati tutti setacciati per anni. Non è possibile improvvisare in questo campo. Quindi, a bocche cucite, quasi tutti coloro che sono stati sentiti da Affaritaliani, fanno trapelare il dato: dietro i dossieraggi ci sono mandanti strutturati, ben organizzati e di calibro importante che tengono il Paese sotto osservazione in continuazione. Gli stessi offriranno vie d’uscita adeguate a chi eventualmente ha fatto quanto non doveva.
Dossieraggi, come funziona davvero il sistema delle informazioni che trapelano
Parafrasando il grande studioso tedesco Max Weber, per andare avanti le democrazie di massa hanno bisogno di gabbie razionali di gestione. E le gabbie reali sono strutturali e più torbide di quanto si immagini, diffuse nel Paese da qualche decennio, dopo le accelerazioni tecnologiche attuali.
Abbiamo in Italia più di 100.000 soggetti, appartenenti alla varie forze di polizia, spesso pagati poco e male e che nel caso di violazioni del genere corrono rischi limitati, che hanno le credenziali per accedere allo SDI, acronimo di sistema di indagine, che altro non è che una banca dati contenente una miriade di informazioni riguardanti ogni singolo individuo. A queste e questi aggiungiamo le altre banche dati, come le SOS (acronimo di "segnalazioni di operazioni sospette"), al centro del caso e i soggetti che accedono ad ulteriori date base, come l’Agenzia delle entrate, le Dogane ecc. E infine i Servizi. Ogni operatore di quest'ultima categoria ha le password per accedere alle medesime banche dati degli altri operatori ma anche la possibilità di vedere incartamenti di varia rilevanza, per ordine di importanza: documenti riservati, riservatissimi, segreti, segretissimi.
Per chi conta davvero, in Italia, non esistono segreti, stragi senza mandanti, eventi pubblici indecifrabili o inspiegabili, se c’è la volontà e la determinazione di andare fino in fondo. E’ il sistema, il cosiddetto Deep State, e devi fare i conti con quello. E’ lì il vero esercizio del potere, lo Stato nello Stato che governa davvero e guida, al di là del racconto quotidiano dei media o di chi momentaneamente sia al governo o detenga alcune leve, anche quelle che tirano le fila del caso dossieraggi. Un sistema fatto di abusi e violenza nei confronti del singolo, responsabile di ogni colpa, dalla diffusione dei virus all’evasione fiscale, fino all’inquinamento ma che è preda continua e i cui dati sono continuamente violati perché oggetto di profitto. E bisogna sempre ricordare che chi è libero agisce, chi è costantemente sotto osservazione no.
Dossieraggi, l’intreccio reale e la banalità del male: le informazioni non sono la verità
Come spiega il grande filosofo contemporaneo Byung-Chul Han: “Viviamo in un’epoca in cui i Servizi lavorano a braccetto con i grandi colossi di mercato”. Per questo le grandi aziende Big tech hanno posizioni di monopolio e possono violare ogni norma con sanzioni risibili. Byung-Chul Han: “La tecnica del potere del regime neoliberista non è proibitiva o repressiva, bensì seduttiva”. Il potere è smart, usa la libertà come un’arma e quell’arma crea un mare di informazioni, pubbliche o teoricamente riservate, per chi detiene le leve del comando. In quel mare non si trovano mai i veri colpevoli. E’ sempre difficile trovare se stessi.
In molti casi, come nella vicenda dossieraggi, le informazioni acquisite sul singolo servono ad intermittenza ad accendere le luci della ribalta dei media su cosa serva in quel momento, ma questa è solo la crema del dolce. Le informazioni non sono la verità, senza un contesto. Le parole della premier Giorgia Meloni, sull’argomento, sono di una chiarezza traumatizzante. Meloni: “Sono assolutamente convinta che conosciamo la punta di un iceberg e sono, più che preoccupata, molto indignata di qualcosa che purtroppo aleggiava. Insomma abbiamo visto, particolarmente in quest’anno, le cose a orologeria, le paginate...”. E ancora: “Bisogna andare fino in fondo, la questione è più ampia, ci sono stati gruppi di potere che hanno utilizzato informazioni riservate per interessi propri. Bisogna tirare fuori i responsabili e soprattutto i loro mandanti”.
Ma anche la premier e la sua determinazione, come quella dei magistrati espostosi, dovranno fare i conti con la banalità del male, diventata burocrazia del sistema e pratica diffusa, buona per tante commissioni, per indirizzare la politica pubblica e internazionale, per le veline, le indagini private, i ricatti e i sotto ricatti e chi più ne ha ne metta. I mandanti andrebbero trovati ma è quasi impossibile si possa arrivarvi, dicono i ben informati. Intanto, nel mare magnum del mercimonio, sono tanti a usufruire delle informazioni, comprese le agenzie investigative private e i Servizi.
Dopo il comandante della Guardia di Finanza, anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, il direttore della Direzione investigativa antimafia, Michele Carbone, e il direttore dell'Unità di informazione finanziaria, Enzo Serata dovrebbero essere sentiti dalla commissione Antimafia. Stesso iter è stato richiesto per il direttore de il quotidiano Domani Emiliano Fittipaldi, il suo editore, il magnate Carlo De Benedetti, l’Ordine dei giornalisti e la Procura di Roma. Ma per ora non è stata indicata alcuna data di eventuali audizioni.