Caso Grillo, scelto il rito ordinario: Ciro rischia 12 anni di carcere
Il gruppo della Genova bene è accusato di stupro di gruppo nei confronti di una 19enne italo-norvegese
Caso Grillo Jr, Ciro e amici ora rischiano 12 anni di carcere: scelto il dibattimento
Gli avvocati di Ciro Grillo e dei suoi amici, tutti 22enni, hanno scelto il dibattimento davanti al Tribunale di Tempio Pausania in caso di rinvio a giudizio. Le accuse interessano un episodio risalente a una notte di luglio 2019, in Sardegna, nel residence di Grillo a Porto Cervo. Con la decisione del rito abbreviato i legali comunicano la rinuncia allo sconto di un terzo di pena previsto invece dal rito abbreviato.
La prossima udienza preliminare che dovrà decidere sul rinvio a giudizio dei quattro giovani della Genova bene, Ciro, Capitta, Corsiglia e Lauria, è fissata il 5 novembre. Tutti e quattro imputati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di Silvia, una delle due ragazze milanesi conosciute nel locale in Costa Smeralda.
La decisione sarebbe arrivata ieri sera, dopo 4 lunghe ore di riunione del collegio difensivo a Genova (con i legali Ernesto Monteverde, Enrico Grillo, Gennaro Velle, Romano Raimondo, Alessandro Vaccaro e Mariano Mameli) in cui non sono mancati momenti accesi tra i legali, gli indagati e i loro genitori. Si apprende che in 2 erano favorevoli al rito abbreviato.
Ciro Grillo, la ricostruzione dei fatti accaduti in Costa Smeralda
Il gruppo della Genova bene, composto da Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, all'epoca 19enni, dopo una serata al Billionaire, noto locale di Porto Cervo, in cui erano presenti anche Silvia e Roberta, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, avrebbe invitato una delle due ragazze milanesi che erano in Sardegna in vacanza, a proseguire i festeggiamenti a casa Grillo. La 19enne italo-norvegese (Silvia) avrebbe poi esteso l'invito all'amica. Lo stupro di gruppo avrebbe coinvolto solo Silvia. All'amica sarebbero state scattate foto oscene mentre dormiva, come emerso da materiale riscontrato nei telefoni cellulari dei ragazzi. L'indagine, chiusa una prima volta a novembre 2020, a un anno e mezzo dalla denuncia, è stata riaperta e chiusa nuovamente dopo qualche settimane con la richiesta di rinvio a giudizio. Gli imputati continuano a respingere le accuse parlando di "rapporto consenziente".