Caso Morisi, nessun processo. La droga dello stupro non era sua. Archiviazione

Accertato che lo stupefacente apparteneva ai due escort rumeni. L'ex spin doctor della Lega ammise l'uso di cocaina, ma quantità minime

Cronache
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Caso Morisi, accertato che la droga dello stupro non era sua

Il caso Morisi va verso l'archiviazione. Questa la richiesta dei pm dopo la chiusura delle indagini. Per la Procura di Verona non è necessario un processo per "tenuità del fatto".  Si chiude così - si legge sul Corriere della Sera - la vicenda giudiziaria dell'ex social media manager della Lega, finito nel mirino per un festino a base di sesso e droga. Un mese dopo l’interrogatorio di fronte ai pubblici ministeri durante il quale Morisi ha ammesso di aver acquistato la cocaina per la serata, ma ha negato di aver procurato la «droga dello stupro». Tesi confermata dalle chat di quella notte quando — dopo l’aggancio su un sito internet di incontri —è proprio uno dei due rumeni a scrivere: «Ti portiamo G. Tu cosa usi?».

Quando i militari entrano a casa di Morisi - prosegue il Corriere - lui non nega quanto accaduto, anzi. Consegna una bustina con l’avanzo di 0,31 grammi. Tracce di polvere bianca vengono trovate su due vassoi. Per tutti e tre (lui e i due escort rumeni) scatta la denuncia per cessione di stupefacenti. Il resto lo fanno le chat sul sito di incontri che i due rumeni e lo stesso Morisi avevano conservato sul proprio telefonino. Dimostrano che furono proprio i due ragazzi ad arrivare a Belfiore con la «droga dello stupro». In sostanza: ciascuno aveva il proprio stupefacente condiviso poi con cessioni reciproche. La parola ora passa al gip.

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