Caso Palamara, Di Matteo: "Il Pd tramite la Ferranti ha interferito sul Csm"
Il magistrato ha tentato di convincere il plenum sul ruolo della giudice di Cassazione ed ex parlamentare dem. Ma la procedura è stata archiviata
Di Matteo: "Clamorose ingerenze politiche". Ma il Csm archivia il caso
Il caso Palamara continua a tenere banco nel Csm, scontro al plenum sulla posizione di Donatella Ferranti, giudice della Cassazione ma anche ex parlamentare del Pd, accusata dal pm Nino Di Matteo. Tra le chat sequestrate dalla Procura di Perugia e trasmesse al Csm, - si legge sulla Stampa - ci sono quelle tra Palamara e Ferranti. Le conversazioni riguardano sia il periodo (2017) in cui Ferranti era parlamentare e Palamara componente del Csm; sia quello (marzo-settembre 2018) in cui Ferranti era tornata in magistratura e Palamara era ancora nel Csm; sia quello (dopo settembre 2018) in cui anche Palamara era tornato in magistratura, ma continuava a esercitare una forte influenza sul nuovo Csm.
Nino Di Matteo, pm eletto al Csm dopo il caso Palamara, - prosegue la Stampa - ha contestato "in quanto contraddittoria" la mancata utilizzazione delle chat del periodo in cui la Ferranti era parlamentare. "Ferranti - spiega Di Matteo - non era solo parlamentare, era responsabile settore giustizia del Pd, principale partito di governo a cui apparteneva anche il ministro della giustizia. Cercava di orientare due concorsi. Questi sono fatti, non ipotesi. Un magistrato di una sezione penale della Cassazione che perora la nomina di un avvocato generale della Cassazione, rappresenta una clamorosa ingerenza politica per orientare importanti scelte consiliari». Il plenum del Csm ha approvato la proposta della commissione con 13 voti (8 contrari, 1 astenuto), archiviando definitivamente la posizione di Donatella Ferranti.