Palamara ricusa i giudici di Perugia. "No al processo con giudici dell'Anm"
"Viene meno imparzialità, indipendenza e terzietà"
Nell'ultima udienza del processo, il 15 novembre, l'Associazione nazionale magistrati aveva chiesto di costituirsi parte civile
Luca Palamara ha chiesto la ricusazione dei giudici del I^ Collegio di Perugia, di fronte ai quali deve rispondere dell'accusa di corruzione per l'esercizio delle funzioni. Nel formulare la richiesta, i legali di Palamara evidenziano che "e' di solare evidenza che l'appartenenza" all'Anm della presidente Carla Maria Giangamboni e Serena Ciliberto "fa venir meno i requisiti di imparzialita', indipendenza e terzieta', sostanziale come apparente, del Collegio competente a decidere sulla ammissibilita' e fondatezza della pretesa risarcitoria dell'Anm". Nell'ultima udienza del processo, il 15 novembre, l'Associazione nazionale magistrati, infatti, aveva chiesto di costituirsi parte civile.
Nella richiesta di ricusazione, "al fine di garantire i principi del giusto processo e della imparzialita' e terzieta' del giudice", i legali di Palamara sottolineano come "mai hanno inteso mettere in discussione la correttezza e la lealta' del comportamento posto in essere dal Collegio giudicante dei quali anzi in questa sede deve essere rimarcato il coraggio nell'individuare esso stesso profili di astensione". I legali ricordano, infatti, che, confermata l'iscrizione dei due giudici all'Ann, all'invito all'astensione formulato dalla difesa di Palamara, "i componenti del collegio giudicante, con estrema lealta' e coerenza, hanno loro stessi formulato richiesta di astensione al Presidente del Tribunale". Richiesta di astensione che il presidente del Tribunale di Perugia ha respinto. Sulla richiesta risarcitoria "anche dei danni morali, formulata dall'Anm" gli avvocati Buratti e Rampioni evidenziano come "oltre ad essere un assoluto inedito nel panorama giudiziario, ad esempio nessuna costituzione di parte civile risulta annunciata dalla stessa Anm nei confronti del dottor Davigo nell'ambito del procedimento penale pendente nei suoi confronti a Brescia appare fondata su quegli stessi presupposti di critica all'operato del dottor Palamara nell'esercizio delle proprie prerogative di membro dell'Anm". Per i difensori di Palamara, inoltre, si evidenzia "l'asimmetria del provvedimento del Presidente del Tribunale di Perugia di rigetto della richiesta di astensione con la precedente decisione sul dottor Narducci".
In quel caso "il Presidente del Tribunale di Perugia" ha "ravvisato i gravi motivi di convenienza per autorizzare l'astensione di quel giudice sulla base dell'attivita' politico giudiziaria di questi. Circostanza obiettivamente di minor rilievo se paragonata al caso di specie ove il giudice e' chiamato a pronunciarsi sulla pretesa risarcitoria dell'associazione di cui fa parte in maniera organica ed attiva". L'ex consigliere del Csm, con Adele Attisani, e' accusato dalla Procura della Repubblica di Perugia di aver ottenuto varie utilita' per se' e per Attisani dall'imprenditore Maurizio Centofanti: "Luca Palamara, prima quale sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma ed esponente di spicco dell'Associazione Nazionale magistrati fino al 24 settembre 2014, successivamente quale componente del Consiglio Superiore della Magistratura e magistrato fuori ruolo - si legge nel capo di imputazione - ricevevano da Fabrizio Centofanti le utilita' per l'esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri". Per l'accusa, Attisani sarebbe stata l'istigatrice dei comportamenti illeciti di Palamara. Centofanti aveva patteggiato un anno e sei mesi a luglio durante l'udienza preliminare, assolto dall'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio, l'ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio.