Caso Purgatori, la difesa dei medici: "Impossibile salvarlo, morte inevitabile". Le due verità (opposte)
La perizia della difesa: "L'endocardite che ha causato il decesso non si poteva diagnosticare con la risonanza"
Morte Purgatori, le due perizie: tutto quello che ancora non torna
L'inchiesta sulla morte di Andrea Purgatori prosegue, ma emergono due verità opposte. La perizia dell'accusa individua "una catastrofica sequela di errori e omissioni" in merito alla scomparsa del giornalista avvenuta il 19 luglio 2023, ma la difesa dei medici ribatte: "L'endocardite che ha causato il decesso non si poteva diagnosticare con la risonanza, era impossibile salvarlo". Il decesso - secondo i medici e lo riporta Il Messaggero - è stato causato dall’endocardite e dalla polmonite bilaterale, in un quadro clinico drammatico perché Purgatori aveva un tumore ai polmoni con metastasi in varie parti del corpo.
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In particolare - prosegue la difesa dei medici e lo riporta Il Messaggero - Purgatori ebbe una endocardite marantica che complica le neoplasie e porta alla morte il paziente perché causa coagulazioni all’interno dei vasi. La stessa perizia dell’accusa scrive: "La letteratura scientifica considera il tasso di sopravvivenza a 1 anno in misura dell'80 per cento qualora l’endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata". Dunque, purtroppo anche individuando subito l’endocardite - infezione del rivestimento cardiaco - non c’è molto da fare, tenendo conto che nel caso di Purgatori si parla di un paziente che lottava contro il tumore. Due tesi opposte che si scontrano e i misteri intorno alla morte del giornalista aumentano.