Caso Yara, al via la docuserie su Netflix. Bossetti: "Rifate il test del Dna"

Il muratore di Mapello, condannato all'ergastolo per l'omicidio della 13enne, si racconta in un'intervista esclusiva dal carcere

Di Redazione Cronache
Massimo Giuseppe Bossetti
Cronache

Caso Yara, al via la docuserie su Netflix. L'intervista esclusiva a Bossetti: "Rifate il test del Dna"

Esce oggi su Netflix la docuserie “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”. Si tratta di cinque episodi sviluppati e diretti da Gianluca Neri, scritti da Carlo G. Gabardini, lo stesso Neri ed Elena Grillone. In essi, attraverso uno studio dei 60 faldoni dell’inchiesta, ma anche attraverso le testimonianze di esperti, giornalisti ma anche protagonisti della storia, si esplora la vicenda con collegamenti temporali dall’omicidio di Yara Gambirasio alla ricerca del colpevole, fino all’arresto di Massimo Bossetti, i tre gradi di giudizio a suo carico, la condanna e le parole dalla sua viva voce. E per la prima volta da quando è in carcere il muratore di Mapello rilascia un'intervista davanti alle telecamere.

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Bossetti, riporta Il Giornale, appare solo nel secondo episodio, chiudendo la puntata con le parole: “È difficile parlare”. Ed esordendo nel terzo episodio così: “È più facile puntare il dito contro una persona, condannarla, che ammettere di aver fatto un grosso sbaglio”. Nella docuserie l’uomo continua a professarsi innocente: “Mi sono sempre chiesto il perché sono finito in questo caso e melo chiedo tuttora”. Racconta perfino di un presunto incontro, che risalirebbe ai primi giorni del suo isolamento in carcere: un comandante gli avrebbe dato una penna, suggerendogli di arrivare a un compromesso. Per tutta risposta Bossetti gli avrebbe lanciato il foglio addosso. Poi gli sarebbero stati portati via sedia e tavolo, con l’ordine che non gli fosse passato il vitto per due giorni.

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“Provate a immedesimarvi. Come persona. Come marito. Come padre. Come figlio”, dice Bossetti, sottolineando come si siano complicati i suoi rapporti famigliari, non solo con la moglie per via delle accuse e i dettagli emersi della loro vita privata, ma anche con la madre - per via della comparazione dei Dna, si parlò a lungo della possibilità che il padre biologico di Bossetti fosse qualcun altro.

Ma quando pensa al momento della condanna e alla sua condizione di ergastolano, Bossetti arriva a piangere: “È difficile parlare quando ti piomba addosso una parola così pesante. ‘L’ergastolo’. Mi stai toccando delle cose che mi fanno male. Però è anche giusto che la gente deve capire … . Non riesco a vedere il mio futuro. Cerco con forza di vivere il presente giorno per giorno, di dare la forza ai miei figli, di non preoccuparsi, di non cercare di farli sentire come mi sento. E mi fa male perché non riesco a essere compreso della realtà di quello che sono. Ma cerco di farmi valere, cerco di non farmi uccidere dalla giustizia che ha tentato di abbattermi”.

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