Cecchettin, Ceretti: "Turetta non è un mostro. In famiglia non nascono killer"

Caso Cecchettin/ Il criminologo e professore Adolfo Ceretti: "Si tratta di semplificazioni volte a sedare la nostra angoscia. Bisogna avere pazienza"

di Eleonora Perego
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Filippo Turetta
Cronache

Giulia Cecchettin, il criminologo Ceretti: "Turetta non è un mostro. La famiglia non determina la creazione di un killer"

Filippo Turetta è un mostro”. “Filippo Turetta è figlio del patriarcato”. “Filippo Turetta è…”. Non si fa che parlare dell’unico imputato per l’omicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne di Vigonovo uccisa la sera di sabato 11 novembre. Il “bravo ragazzo” della porta accanto che avrebbe inferto oltre venti coltellate all’ex fidanzata, in un’aggressione “dalla ferocia inaudita” – come sottolineato dall’ordinanza del gip di Venezia. Il sentore collettivo, e più in particolare il movimento femminista, si è scagliato contro il sistema educativo, il Governo, la famiglia di Turetta, alla ricerca spasmodica di una causa, anzi DELLA causa che abbia portato il 22enne a commettere l’efferato crimine. Ma esiste davvero UNA causa per quanto accaduto? E si può davvero imputare all’esterno?

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Affaritaliani.it ha voluto alzare gli occhi da quel "dito puntato" e ne ha parlato con Adolfo Ceretti, professore ordinario di Criminologia all'Università degli Studi di Milano-Bicocca, e coordinatore scientifico dell’Ufficio di mediazione penale di Milano.

Professore, che cosa ne pensa delle “sentenze” già scritte su Turetta?

Si tratta di semplificazioni necessarie per far abbassare il nostro livello di angoscia di fronte a fatti che in questo momento non sono spiegabili. Si tira nel mucchio, così che ogni riposta può essere valida oppure stupida. Non si può in quattro e quattr’otto cercare delle risposte sensate. Non conosciamo nulla di questo ragazzo, bisogna essere prudenti e, come dicevo, pazienti. Aspettiamo di capire come si è formato il mondo interno del signor Filippo Turetta.

Quindi è d’accordo con il procuratore Bruno Cherchi, lo stesso che ha dichiarato: “Il clima non mi piace, vanno garantiti i diritti e frenate le emozioni”

Esattamente, bisogna avere la pazienza ogni volta di tornare a usare tutti gli strumenti che abbiamo per conoscere prima il fatto poi la persona, necessariamente anche attraverso una perizia psichiatrica.

Ipotizza già la possibilità di un percorso di giustizia riparativa per Turetta? La famiglia di Giulia Cecchettin si è dimostrata divisa nelle reazioni…

Per la giustizia riparativa non c’è fretta. Si potrà fare eventualmente anche in fase esecutiva, sempre che il signor Turretta venga  condannato.

Ma è vero che la responsabilità sta tutta nella famiglia, di come è stato cresciuto, del “sistema”?

È chiaro che il sistema socio-cultutale di appartenenza orienta almeno in parte le persone, ma non le determina. Sicuramente sarà stato orientato dall’ambiente in cui ha vissuto, ma per capire la sua storia bisogna ascoltarlo, e fargliela raccontare e sapergliela far raccontare. Altrimenti costruiamo risposte che servono soltanto a noi per dirci o che è un mostro o che non ha nessuna responsabilità perché la colpa sta fuori.