Chiese vuote, crollo della fede alle stelle. La mazzata più grande? Il Covid

Le Riforme della Chiesa funzionano? Oggi meno di uno su cinque va a messa. Le Chiese sempre più vuote e non frequentate da giovani. Crollo verticale in 20 anni

di Antonio Amorosi
Cronache

Chiese vuote in Italia: crisi radicale della pratica religiosa cattolica

Tempi bui per la Chiesa cattolica, nonostante le politiche di rinnovamento degli ultimi anni che non sono servite a un bel niente in Occidente e in Italia. Da una recente indagine Istat risulta che dal 2001 al 2019 i praticanti regolari siano diminuiti quasi di un terzo e in tre anni, nel periodo intorno al Covid, tra il 2019 e il 2022, scesi del 25%. Lo studio, analizzato dalla rivista dehoniana SettimanaNews che si interroga sulla crisi profonda della religiosità cattolica, restituisce uno spaccato preoccupante dell’evoluzione sociale.

Un’accelerazione questa degli anni del Covid dovuta probabilmente anche alla chiusura, per motivi sanitari, dei luoghi di culto durante le fasi più concitate della pandemia. Le chiese chiuse, l’assenza di messe, il divieto di ritiri e pellegrinaggi sembra aver forzato una tendenza già esplicita ma che ha tolto quella funzione di speranza che la Chiesa ha nei momenti bui. Il calo negli anni post-Covid è manifesto non solo in Italia, ma coinvolge tutti i paesi Occidentali, scrivono sulla rivista, che cita uno studio di The Wall Street Journal. 

Un trend verso il basso che prosegue e che vede negli altri Paesi solo una popolazione minima frequentare la Chiesa come modello per esercitare la Fede, dal 3 al 7-8%.

A nostro parere l’avanzata devastante delle nuove tecnologie, l’assenza sempre maggiore di esperienze di comunità collettive (minimali nel nostro modello di società), un vissuto iper individualista focalizzato sulla carriera e il denaro dei modelli consumistici, la mancanza di figure carismatiche nell’attuale storia della Chiesa costituiscono un coacervo potente che conduce sempre più fedeli ad abbandonare i luoghi di culto.

Il processo di radicale secolarizzazione prende forma in modo brutale soprattutto tra gli adolescenti, passati dal 37% del 2001 al 20% del 2019 e al 12% del 2022. Non va meglio per i 18-19enni, erano il 23% nel 2001, sono arrivati all’11% nel 2019 e all’8% nel 2022. L’avanzamento tecnologico coincide con una società sempre più individualistica o fatta di monadi che vede una riduzione del 50% dei praticanti assidui tra le persone adulte e mature e del 30-40% tra la popolazione anziana.

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Molti i commenti sul dato anche da parte dei fedeli che sul sito di SettimanaNews si interrogano sulla debolezza della Chiesa. Incisivo Christian, credente laico: “A mio avviso, siamo bloccati in una sterile impasse e ragioniamo secondo categorie e divisioni superate, inadeguate e pure incomprensibili ai più (tipo fedeli pro o contro il Vaticano II, lassisti versus conservatori in tema di morale e dottrina, clericali versus non clericali etc.). La realtà va per la sua strada e noi passiamo il tempo a discettare su riforme che il più delle volte restano solo parole vuote. Grazie a Dio, restano tante persone di vera Fede che agiscono e vivono con tenacia e coerenza la loro vita di vita nel quotidiano. Sono queste persone forse che ci indicano il modo semplice ma autentico di scegliere e trasmettere la Fede in un mondo in cui le comunità cristiane sono ormai già divenute minoranza”.

Una tendenza generale che sembra avanzare nell’inerzia, senza scossoni di alcun tipo, come se l’involuzione fosse inevitabile.

“Secondo gli ultimi dati della diocesi di Milano”, scrive il sito Renovatio21, portale dalla forte sensibilità cattolica, “una delle più grandi al mondo, i battesimi sono scesi dai 37-38mila degli anni 2000 ai 20mila di oggi. Anche tenendo conto del calo del tasso di natalità, questa cifra è bassa. Quanto ai matrimoni in diocesi, sono passati dai 18mila all’anno degli anni ’90 ai 4mila di oggi”.

In questo quadro di crisi radicale è da notare che per quanto riguarda le differenze di genere, si riscontrino nei dati Istat una maggior presenza delle donne rispetto agli uomini nella pratica religiosa assidua, manifestazione riscontrabile in tutte le classi di età. Un dato significativo e non banale che andrebbe meditato.

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