"Colpita con una panchina di ferro". Atroci dettagli sull'omicidio di Bologna
Il Gip: "Padovani era animato da un irrefrenabile delirio di gelosia. Aveva nascosto il martello dietro un albero". Alessandra Matteuzzi è stata massacrata
Omicidio Matteuzzi, le psw rubate e il controllo degli spostamenti
L'omicidio di Bologna, costato la vita alla 56enne Alessandra Matteuzzi, colpita a colpi di martello dal compagno, il 26enne Giovanni Padovani, si arricchisce di nuovi dettagli che evidenziano la ferocia usata dall'uomo nei confronti della vittima. Padovani ha continuato a "percuotere la vittima giungendo finanche a prendere una panca in ferro battuto presente sotto l'atrio che scagliava più volte contro". Una violenza cieca, scatenata dalla gelosia, e che lo scorso 23 agosto ha visto Padovani partire da Senigallia in auto e portarsi dietro un martello, celato in uno zaino. Prima di scagliarle contro la panca, una volta sotto casa della donna, dopo averla vista arrivare e aggredita, il 27enne ha recuperato il martello che precedentemente aveva nascosto dietro un albero, e l'ha colpita più volte.
La vittima aveva denunciato continue richieste di invio di foto e video per dimostrare dove si trovava e che aveva notato che le password dei suoi profili erano state tutte modificate e sostituite con indirizzi di posta elettronica e password riconducibili a Padovani. Inoltre, raccontava Alessandra ai carabinieri "ho rilevato anche che il mio profilo Whatsapp era collegato a un servizio che consente di visualizzare da un altro dispositivo tutti i messaggi da me inviati. Ne ho quindi dedotto che nei giorni in cui era stato da me ospitato era riuscito a reperire tutte le mie email e le mie password che avevo memorizzato nel telefono".