Conti spiati alla Meloni, l'ex 007 Mancini ad Affari: "La nostra cybersecurity fa acqua da tutte le parti"

Parla l'esperto di controspionaggio: "Se non si riesce a garantire un controllo totale per la seconda carica dello Stato credo che qualcosa non stia funzionando"

di Franco Pasqualetti
Cronache

Conti spiati a Giorgia e Arianna Meloni, parla ad Affaritaliani lo 007 Marco Mancini: "Assurdo che accadano certe cose, dov'è la cybersecurity"

Sul caso dei conti spiati a Giorgia Meloni, alla sorella Arianna e all'ex compagno della premier, al ministro Crosetto e al presidente del Senato La Russa interviene uno che di spionaggio se ne intende come pochi al mondo. Marco Mancini, ex 007 di primissimo livello, analizza il fatto che sta puntando i riflettori su presunti dossieraggi verso le massime cariche dello Stato.

Mancini la domanda è secca: secondo lei tutto questo è normale?

"Assolutamente no. E' evidente che il nostro sistema di protezione e di cybersecurity fa acqua da tutte le parti. Se non si riesce a garantire un controllo totale per la seconda carica dello Stato credo che qualcosa non stia funzionando".

In che senso?

"Ci sono dei livelli verso determinate autorità dello Stato che sono di massima attenzione. Pensare che un dipendente di banca possa entrare e controllare movimenti bancari del nostro Primo ministro mi fa venire i brividi".

Secondo lei cosa c'è dietro?

"Non lo so, saranno le indagini a far luce su un caso che però deve farci riflettere".

C'è chi punta il mirino su un dossieraggio dei Servizi segreti...

"Non scherziamo, certi apparati dello Stato servono proprio a garantire la sicurezza degli organi di governo".

Lei viene da un periodo storico in cui il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza era ai massimi livelli nel mondo, oggi la situazione è precipitata?

"Mi perdoni ma non voglio esser tirato per la giacca su certi argomenti. Le dico solo che nel 2004 io e i miei colleghi abbiamo catturato 42 terroristi a Beirut, compreso Ahmad Mikati che era il capo di Al-Qaeda in Libano e latitante da oltre dieci anni, evitando un attentato alla nostra ambasciata con un 400 kg di esplosivo che avrebbero ucciso due-trecento persone".

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