Da Indi a Sibilla Barbieri, dovremmo essere liberi di scegliere come morire
Al di là del credo religioso non sarebbe più opportuno che ognuno scegliesse di sopravvivere o di decedere nel miglior modo possibile?
Essere liberi di vivere o morire, tutte le stranezze umane. Commento
Le stranezze umane hanno dei connotati che vanno dal menefreghismo più accentuato all'amore più disinteressato. In queste poche righe vorrei sottolineare anche quanto sia contraddittorio il pensiero dell'uomo nei confronti della vita altrui.
Qualche giorno fa leggevo di una nostra connazionale, l'attrice Sibilla Barbieri 58 anni, che si è fatta accompagnare in Svizzera per poter porre fine alle proprie sofferenze, il tutto condito da una volontà lucida. L'altra incongruenza è di una bambina di nome Indi Gregory, di soli otto mesi affetta da una grave malattia, supportata dalla incrollabile volontà dei genitori di poterle dare una chance combattono nei tribunali britannici perché non le venga staccata la spina.
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Con un gesto pro-vita il Consiglio dei Ministri ha conferito ad Indi la cittadinanza italiana e quindi la possibilità di essere curata presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma (di proprietà della Santa Sede). Ora, in Italia la Sig.ra Barbieri non ha potuto procurarsi l'eutanasia per la ristrettezza della legge, mentre la piccola Indi “aspetta” giorno dopo giorno di vedere accolta la sua richiesta di provare a guarire.
Le scelte nella vita solo indissolubilmente legate alla speranza: 1. di non soffrire più, 2. a otto mesi avere una speranza di poter avere un futuro. Domanda: tutto ciò non vi pare contraddittorio? Al di là del credo religioso non sarebbe più opportuno che ognuno scegliesse di sopravvivere o di decedere nel miglior modo possibile? Fra le tante proprietà esisterà pure quella di poter gestire la mia vita a mio piacimento?