Denise Pipitone, 20 anni dopo. Ipotesi riapertura delle indagini

Parla Giacomo Frazzitta, l’avvocato della mamma Piera Maggio

di Redazione
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Denise Pipitone
Cronache

Giallo sul ruolo di Messina Denaro


“Che Denise sia stata rapita è dimostrato dagli atti. Parlerei di un ‘procedimento fluido’. Nel fascicolo ci sono elementi indiziari importanti che però non raggiungono la soglia necessaria per una condanna eventuale o per l’esercizio dell’azione penale. Elementi che portano tutti in una direzione. Denise non si è persa, è stata rapita. La pista del maniaco? Non l’abbiamo mai considerata. Oltretutto quella mattina c’era anche un bimbo per strada, perché avrebbero dovuto prendere proprio lei? Insisto: il contrasto tra due nuclei familiari è stato assodato. Anche se ho sempre detto, le sentenze vanno rispettate”. Non ha dubbi Giacomo Frazzitta, l’avvocato di Piera Maggio. 

La storia di Denise Pipitone è arrivata fino all’Esa, l’Agenzia spaziale italiana, si legge su www.quotidiano.net. “Siamo stati i primi, nel 2004, a fare questa richiesta”, rievoca il legale che assiste Piera Maggio fin dalle prime ore di questo mistero, le foto lo mostrano giovane avvocato accanto alla mamma, davanti a una spianata di telecamere e microfoni. “Ci siamo rivolti a un senatore di Forza Italia perché intercedesse, il nostro obiettivo era ottenere le immagini dell’Esa”. Gli scatti dallo spazio che svelassero il giallo, cos’era successo in via Domenica La Bruna tra le 11:37 e le 11:46 di quel 1 settembre? E quale fu la risposta? “Che nessun satellite a quell’ora aveva fotografato Mazara, naturalmente parliamo di satelliti civili”.

Avvocato, il corpo di Denise non è mai stato trovato, la mamma continua a cercare una persona in vita. Si risolverà mai questo mistero? “Credo che negli atti ci siano elementi che necessitano di un collante - ragiona Frazzitta -. Se riusciamo a trovarlo, troveremo anche i pezzi del puzzle che mancano”. Sta dicendo che punta alla riapertura dell’inchiesta? “Sto dicendo che punto al buon senso”.

 

“Messina Denaro mi dica cosa è successo a mia figlia Denise Pipitone”, aveva dichiarato Piera Maggio dopo la cattura del padrino.

“Naturalmente è un pensiero comune che i boss sappiano quello che succede nel loro territorio – ragiona Giacomo Frazzitta, l’avvocato che segue fin dall’inizio la vicenda della bimba sparita da un cortile di Mazara del Vallo (Trapani) il 1 settembre 2004 -. Ma in questo caso, come è stato accertato nel 2015 dalla testimonianza di un collaboratore di giustizia, c’è qualcosa in più”.

Per capire bene la storia - si legge sempre su www.quotidiano.net - bisogna riferirsi a un altro caso di scomparsa mai risolto, quello di Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio svaniti nel nulla a Palermo il 3 agosto 2007. Chiarisce Frazzitta, che ha seguito anche quel giallo: “Risulta agli atti che in quel caso Messina Denaro si è informato su ciò che era accaduto. Secondo un collaboratore di giustizia, avrebbe anche tentato di avere un incontro con i boss locali. Il vertice sarebbe poi saltato per la presenza di un elicottero che poi probabilmente porterà alla cattura degli stessi capi mafia locali”.

Ma quasi vent’anni dopo la scomparsa di Denise, cos’è cambiato? E che riflessione suggerisce il caso di Kata, la bimba sparita a Firenze? “Purtroppo proprio guardando a quella vicenda risulta chiaro che quel che si è fatto non basta”.

“Noi abbiamo fatto una battaglia per arrivare alla legge Denise, a condanne più severe per sequestro di minore – ricorda Frazzitta -. Ma occorre fare altro. Il commissario di governo è il primo passo ma  poi servono protocolli, devono entrare subito in azione gli psicologi della polizia e dei carabinieri specializzati nel rapporto tra adulti e minori. Bisogna avere un quadro chiaro entro le 24 ore all’interno di quella famiglia e aprire un tavolo di crisi in Prefettura. Bisogna mettere il volto del bambino su tutti i display delle autostrade e delle città, interrompendo anche la pubblicità. E relazionare entro 24 ore al tavolo tecnico. Tutto questo non può essere una iniziativa improvvisata dalle procure e dalle prefetture”.