Di Matteo: "Napolitano ci disse del ricatto della mafia. Lo Stato sapeva"

Il pm antimafia in un libro svela retroscena inediti sulla trattativa tra i boss e il governo italiano: "Altro che minaccia solo tentata e non consumata!"

Di Redazione Cronache
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Trattativa Stato-mafia, il pm Di Matteo esce con un libro destinato a creare un polverone: "Il colpo di spugna"

Nino Di Matteo torna sulla sentenza della Cassazione che ha stabilito in maniera definitiva che non ci fu nessuna trattativa tra Stato e mafia. Il pm ritiene quella sentenza ingiusta e nel libro in uscita oggi dal titolo "Il colpo di spugna" edito da Fuoriscena, svela retroscena inediti. In particolare - riporta Il Fatto Quotidiano - fa tornare alla luce la testimonianza di Giorgio Napolitano, che all'epoca delle stragi del 1993 era presidente della Camera. Di Matteo cita testualmente l'interrogatorio e il loro botta e risposta. "Gli chiesi: "Presidente, quali furono ai più alti livelli istituzionali e politici le reazioni più immediate a quelle stragi? Quali furono in quelle sedi, cioè ai più alti livelli istituzionali, le valutazioni più accreditate sulla matrice e la causale di quelle stragi che tanto profondamente avevano scosso il Paese?".

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Il presidente rispose: "La valutazione comune alle autorità istituzionali in generale e di governo in particolare, fu che si trattava di nuovi sussulti di una strategia stragista dell’ala più aggressiva della Mafia, si parlava allora in modo particolare dei corleonesi, e in realtà quegli attentati, che poi colpirono edifici di particolare valore religioso, artistico e così via, si susseguirono secondo una logica che apparve unica e incalzante, per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut-aut, perché questi aut-aut potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure soprattutto di custodia in carcere dei mafiosi o potessero avere per sbocco la destabilizzazione politico-istituzionale del Paese". Di Matteo sostiene che molti aspetti chiave del procedimento siano stati ignorati dai giudici. "Altro che minaccia solo tentata e non consumata! Per sostenere ciò i giudici hanno dovuto ignorare perfino la testimonianza di un capo dello Stato", sostiene Di Matteo nel suo libro.