Dossieraggio, a rischio la Procura antimafia dopo lo scontro Laudati-De Raho

La maggioranza non vuole l’ex procuratore (ora senatore del M5s) nell’organo che indaga sugli accessi abusivi. Ma trema anche la Dna

Di Redazione Cronache
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Federico Cafiero De Raho
Cronache

Dossieraggio, il caso è diventato anche politico. La Destra attacca De Raho

Il caso dei presunti dossieraggi mette a rischio la Procura antimafia. Le dichiarazioni di Antonio Laudati, non davanti agli inquirenti con cui si è avvalso della facoltà di rispondere, ma attraverso una nota, ha creato il caos. Uno dei principali indagati per i file scaricati su vip e politici ha tirato in ballo Federico Cafiero De Raho, dicendo che ogni sua mossa avveniva "sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo". Proprio De Raho, infatti, era seduto su quella poltrona dal 2017 al 2022 e oggi è parlamentare dei Cinque Stelle, nonché vicepresidente della commissione parlamentare antimafia. Che indaga sull’oscura vicenda dei presunti dossieraggi, mettendolo così nella doppia veste di inquirente e testimone.

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Il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama Maurizio Gasparri s’è fatto appositamente inserire in Antimafia per potergli dire in faccia ciò che ripete da settimane: non può restare in quella commissione. E l’ex ministro azzurro (oggi sindaco di Imperia) Scajola ha ricordato come nel 2014 ci fosse proprio Cafiero alla guida della Procura di Reggio Calabria quando lui fu arrestato in un’inchiesta dov’era impegnato anche il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, divenuto ora "l’uomo dei dossier", sfociata "in un processo mediatico teso a eliminarmi". Accuse che rischiano di coinvolgere la stessa Direzione nazionale antimafia. Più volte citata, non a caso sempre da Gasparri, come pietra dello scandalo insieme all’ex capo oggi parlamentare.