Dossieraggio, "possiamo sputtanare tutta l'Italia". La banca dati violata 52mila volte. Democrazia in pericolo
Le intercettazioni: "Sui politici noi siamo bipartisan". E il creatore della piattaforma andava nella sede dei servizi segreti a cercare un software scontato per spiare. I server a Londra per tutelarsi
Dossieraggio, da Mattarella a La Russa. I server fuori dall'Italia per "avere un vantaggio di anni"
"La piattaforma attinge facendo il giro...Perché il server ce l’abbiamo a Londra? Perché se lo fai Italia su Italia, ci mettono le manette... In the road, è il nostro segreto... ci dà un vantaggio di anni". Con questo "trucchetto" la banda dei furti di dati controllava tutta l'Italia, 52mila le violazioni quantificate dai pm della Direzione distrettuale antimafia effettuate dalla Equalize Srl, società di sicurezza e investigazioni, con sede a Milano. Agli arresti domiciliari sono finiti l’ex poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato della società, Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica. Emergono nuovi dettagli su metodo che ha permesso di violare i dati delle più alte cariche dello Stato, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a quello del Senato Ignazio La Russa.
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Dossieraggio, il metodo: "Favori ai potenti con l'aiuto di giornalisti che si prestano"
"Il mio scopo — spiega Calamucci intercettato a un collega e lo riporta Il Corriere della Sera — è come cavolo mitigo la notizia...così esce un report sano e nutriente...". In questo contesto il pm ritiene di trarre da alcune intercettazioni, nelle quali Calamucci commenta l’uscita di una notizia sul sito "Dagospia" di Roberto D’Agostino circa foto relative alla relazione tra un imprenditore e una conduttrice tv, da un lato l’esistenza di "un chiaro intreccio tra le attività “informative” del gruppo, i favori ai “potenti” e alcuni giornalisti che "si prestano"; e dall’altro lato la circostanza che il gruppo Equalize "sia in grado di intervenire per bloccare l’uscita giornalistica delle notizie, e che queste possano essere utili non soltanto per finalità ricattatorie/diffamatorie ("possiamo sputtanare tutta l’Italia"), ma anche quali “contropartite” e/o per ingraziarsi le persone "che contano".
I pm: "Gli indagati rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese"
I pm temono che la marea di dati trafugati da banche dati istituzionali (sinora stimati in 52.811 estrazioni dallo Sdi delle forze dell’ordine), combinata all’archiviazione di pur meno segreti atti giudiziari o amministrativi di vario genere (quantificati in 108.805, più per ora un solo rapporto Aisi non segreto seppur riservato), «possano anche finire indiscriminatamente nelle mani di agenzie straniere; e che all’estero possa essere detenuta una banca dati destinata a conservare le informazioni esfiltrate abusivamente». Il che, aggiunto al resto, fa ritenere al pm De Tommasi «non esagerato affermare» che gli indagati «rappresentino un pericolo per la democrazia di questo Paese, in grado di “tenere in pugno” cittadini e istituzioni» e «condizionare» dinamiche «imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie», attraverso «attività di dossieraggio abusivo, creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate, e circolazione indiscriminata di informazioni sensibili".