Elena "filo-satanista", il fact-checking di Puente fa acqua da tutte le parti

Il moralizzatore di Open prende un altro granchio

Di Giuseppe Vatinno
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Elena Cecchettin. Foto: Instagram Elena Cecchettin
Cronache

Elena Cecchetin, sui social le “scarpe diaboliche” e la foto, ora scomparsa, di un killer col dito insanguinato

David Puente è conosciuto come un “cerca–bufale” ma le sue indagini sono spesso avvolte dalla patina dell'ideologia, con cui cerca di piegare i fatti alle sue idee. Ma questi che ti fanno? Si ostinano a persistere e gli rimbalzano addosso facendogli fare brutte figure. Ad esempio, l’ultima sua fissazione è per il caso di Elena Cecchettin, la sorella della sfortunata Giulia barbaramente trucidata dall’ex compagno Filippo Turetta. Ed è bene dire subito che la vicenda della sorella Elena è del tutto separata da quella della povera Giulia e, più in generale, dal dramma dei femminicidi che devono essere combattuti come una formidabile emergenza sociale.

Detto questo dalla vicenda è emerso –per così dire- uno spin-off che riguarda la passione di Elena per il mondo dark. Tutto nasce da una intervista fattale da Dritto e Rovescio (Rete 4), in cui indossava una felpa nera con un pentacolo rovesciato (simbolo satanico perché ha due punte disposte verso l’alto). Elena –suscitando molte polemiche- ha dichiarato che tutti i maschi sono colpevoli della “cultura dello stupro” e soprattutto del “patriarcato” ma ha anche risvegliato la curiosità su come si fosse conciata per farsi vedere da milioni di italiani.

Quindi abbiamo fatto anche noi un po’ di Fact-checking. Tale felpa è un modello chiamato “Skategoat” del marchio commerciale Thrasher. Il furbo produttore smercia questo tipo di vestiario e relativi accessori agli adolescenti in preda a manie esoteriche, gotiche, punk e dark metallare. Questo per la felpa. Il fatto è che andando sul profilo Instagram di Elena Cecchettin, @siderealfire, cominciano le sorprese.

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Nel frattempo alcune foto - le due più compromettenti- sono state cancellate in fretta e furia ma si trovano sul web. In particolare una riguarda un giovane assassino che si succhia un dito insanguinato. Come non pensare alla triste vicenda occorsa proprio alla sorella? A parte qualche fotografia normale ci sono una serie di immagini che sembrano uscite direttamente da un film horror di Dario Argento. Si tratta di foto punk - dark in cui Elena Cecchettin compare sempre con abiti rigorosamente neri: in una ha un paio di inquietanti ali scure, in un’altra indossa come collana un crocifisso rovesciato (simbolo satanico), in un’altra ha una espressione angosciante con un topo che le scende dall’alto della spalla, in un’altra si fa fotografare con lo scheletro di un animale, in un'altra mostra l’immagine di un libro di anatomia con lo scheletro di  Ganesha (un uomo - dio elefante della mitologia induista), in un'altra posta un teschio, in un’altra ancora ha delle strane cinghie che le hanno segnato le cosce, come se fosse un gioco bdsm, in un'altra ha un catena con lucchetto sulla coscia destra e la scritta “la cintura di castità è scesa” e poi tante altre simili. Infine c’è ne una in cui indossa un reggiseno fatto di un pentacolo nero rovesciato (simbolo satanista).

Elena Cecchetin social
 

Elena Cecchetin social
 

Elena Cecchetin social
 

Ieri Puente è intervenuto scrivendo un articolo su Open dal temerario titolo: “Infondate accuse di satanismo contro Elena Cecchettin”. Il giornalista ci spiega il simbolismo della felpa: “Già nove anni fa veniva discusso il significato della presenza di Bafometto, l’idolo pagano con la testa da caprone, e se c’era un collegamento con il satanismo. Ma basta guardare alla parola per comprendere il motivo della presenza dell’animale. Skategoat è un termine utilizzato nell’ambito dello skateboard per definire una ‘scusa’, un ‘capro espiatorio’ che si incolpa quando non si riesce in un trick. Capro espiatorio in inglese si dice scapegoat, da lì il gioco di parole con skate. Si spiega così perché sul logo è presente una capra”.

E poi ancora: “Il logo viene visto esternamente come promozione del culto satanico, ma l’ideale della rivista è di un ‘simbolo di sfida’ e una ‘messa in discussione delle regole’, delle pressioni della società, della curiosità e dell’accettazione dei valori degli altri. Di fatto, le immagini di Bafometto apparivano negli album dei gruppi Heavy Metal, un genere musicale che è stato spesso associato al satanismo”.  Dunque per Puente il caprone diabolico non è qui interpretabile come un simbolo satanico ma è un “simbolo di sfida” che si trova però nei fan dell’Heavy Metal “spesso associato al satanismo”. Ma dicendo poi che la ragazza è seguace di tal tipo di musica implicitamente dice che potrebbe essere associata al satanismo.

Puente passa a rintuzzare le più gravi contestazioni che riguardano Instagram, dove ci sono ancora le foto incriminate che ho descritto prima. Scrive: “In molti hanno pensato ad una fanatica del culto satanico. In realtà gran parte degli abiti che mostra nelle foto riguardano la musica (associata spesso al satanismo, per sua stessa ammissione ndr)”. Intanto questo non è vero perché su 106 post attualmente presenti, la maggioranza richiamano invece immagini sataniche e non solo musicali. Basta guardarle e contarle.

Analizzando i filmati (“reels”) sono 8 e di questi 6 sono ampiamente dark, sconsigliabili ai minori. E poi continua: “In un’altra foto mostra una maglietta molto riconoscibile, quella dei Nirvana con la scritta Nevermind”. Abbiamo quindi “seguito” questa foto. Andando nella sezione di Instagram “Post in cui ti hanno taggato” si ritrova la stessa immagine, con un utente, “altercore”, che scrive: “Love this shot by @siderealfire in our Adara Vegan Black Platform Boots. Grab yours from www.zibru.com”. La Cecchettin mette anche un “mi piace” sul post, il che vuol dire che lo apprezza e ne condivide i contenuti. Andando all’indirizzo si trova un sito di vendita polacco (Zibru Footwear) che pubblicizza la serie di “scarpe diaboliche” dall’eloquente nome: “new demoniacult drop” che rientrano nel settore merceologico delle cosiddette “Satan Shoes”. Insomma Elena indossa -ed è entusiasta- delle scarpe che fanno diretto riferimento al satanismo. Anzi il produttore la ringrazia pure. Cos’altro c’è da aggiungere?

Non è che Elena Cecchettin abbia commesso qualche reato, per carità. Però appare evidente che utilizzi simboli satanisti. Questo non vuol dire che sia una “satanista” in senso tecnico e cioè frequenti messe nere o similari ma il legame c’è, eccome! Per negarlo occorre distorcere i fatti e la logica, come appunto Puente artatamente fa. È bene sottolineare chiaramente questo punto perché su questa ambiguità verbale si gioca spesso. “Utilizzare simboli satanisti” non vuol dire automaticamente “essere satanisti” ma sicuramente vuol dire essere fortemente attratti da quel mondo e in alcuni casi esserne adepti.

Elena Cecchettin. Foto: Instagram Elena Cecchettin
 

Puente ha pubblicizzato il suo articolo su X ma i follower non hanno gradito molto il tentativo di deformare la realtà. Scrive, ad esempio, Luis: “Cioè mi scusi, se una marca di skateboard usa un simbolo satanico, la felpa non ha simboli satanici??? Un caprone dentro un pentacolo??? Ma santiddio, ma la logica elementare, dove l'ha messa, sig. Puente”?. Mauro Di Mauro: “Il ‘Pentacolo Rovesciato’. David, per favore. È un marchio, ma il simbolo è evidente”. Fabio Rossetti: “le foto con la croce rovesciata non sono roba da skater…”. G’oz: “Veramente quello è un pentacolo vero e proprio con tanto di caprone... inoltre nel profilo (non pubblico foto per rispetto) ci sono foto con croci rovesciate e roba simile... e non penso che il significato sia la croce di San Pietro”.

Ma perché Puente si piglia la briga di fare tutto questo e si caccia in un ginepraio di critiche e commenti ostili? Perché sta cercando di difendere non la Cecchettin che in altri frangenti avrebbe perseguitato come adepta di culti neri rientranti nelle bufale, ma perché sta portando acqua al mulino dell’ideologia woke, di cui lui è fautore insieme al suo giornale. Infatti la sorella della vittima declamando il suo violento discorso contro il patriarcato e i maschi tutti stupratori ha provocato l’entusiasmo di quelli che tale ideologia sostengono. Non per niente il noto deputato Alessandro Zan scrive sul sito del Pd: "Un abbraccio a Elena Cecchettin per l’oltraggioso e delirante attacco del leghista Valdegamberi (un consigliere, oltretutto non leghista, che aveva per primo notato i fatti, ndr). È inconcepibile che al dolore si aggiunga violenza istituzionale per aver ribadito la sacrosanta verità che a quanto pare destabilizza chi alimenta questo sistema tossico patriarcale".

Chiudo riportando l’acuto commento dell’utente Tousen che ben sintetizza il pensiero di molti: “Cara elena cecchettin è inutile cancellare in fretta e furia queste foto dal tuo profilo Instagram (le riposta lui, ndr), sono già ovunque, ci aspettiamo quantomeno una spiegazione, ironico che chi predichi la rieducazione dell'uomo, abbia serial killer idealizzati sui propri social”.

Elena Cecchettin. Foto: Instagram Elena Cecchettin
 

 

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