Erba, Azouz Marzouk: "Olindo e Rosa innocenti, voglio verità per mio figlio"
Il 42enne tunisino, padre marito e genero di tre delle vittime, sarà in tribunale a Brescia per l'istanza di revisione del processo ai coniugi Romano
Strage di Erba, Azouz Marzouk: "Olindo e Rosa innocenti, voglio verità per mio figlio"
Azouz Marzouk sarà in aula il primo marzo a Brescia quando si discuterà l'istanza di revisione presentata dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo in via definitiva per la strage di Erba. Lo ha confermato la sua legale, Solange Marchignoli. "Loro due sono innocenti", sostiene da tempo Azouz che si assocerà alla richiesta di revisione della sentenza e quindi all'annullamento dell'ergastolo.
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Strage di Erba, Azouz convinto dell'innocenza dei coniugi Romano
"Mio figlio Youssef troverà pace solo quando si conoscerà la verità. Ora in carcere ci sono due innocenti", afferma il 42enne tunisino (citato dal Corriere della Sera) che nella strage di Erba ha perso, in un unico giorno, il figlioletto di 2 anni, la moglie Raffaella Castagna, e la suocera Paola Galli. Per anni, il 42enne tunisino aveva sempre sostenuto la colpevolezza dei coniugi Romano, salvo poi cambiare idea. Quattro anni fa infatti, Marzouk aveva persino accusato Romano e Bazzi di autocalunnia, ritenendo che la coppia si fosse addossata la colpa della strage con dichiarazioni false, quelle rese durante l'interrogatorio in cui entrambi avevano confessato i quattro omicidi e il tentato omicidio di Mario Frigerio, unico superstite. In quell'occasione, Marzouk aveva sollecitato la Procura generale di Milano ad avviare l'iter di revisione del processo in cui la coppia era stata condannata all'ergastolo.
Strage di Erba, la tenda insanguinata e la pista della droga
Uno degli elementi che, secondo Azouz Marzouk, potrebbero scagionare Olindo Romano e Rosa Bazzi, sono gli accertamenti, mai eseguiti, sulla tenda insanguinata dell'appartamento della vicina di casa Valeria Cherubini. Non è mai stato chiarito in dibattimento, infatti, se le macchie trovate sulla tenda di fronte al corpo della Cherubini fossero il frutto di schizzi dell'accoltellamento o dello strofinamento della vittima sulla stoffa. Accertamenti che però, non potranno mai essere eseguiti. La tenda insanguinata infatti, era stata mandata al macero nel 2018 insieme a un centinaio di altri reperti. C'è poi la pista della droga su cui la difesa dei due coniugi ha intenzione di insistere particolarmente. Una tesi che vedrebbe, nel movente, le presunte attività illecite di Marzouk e dunque, di una vendetta collaterale nei confronti della banda di spacciatori di cui il 42enne tunisino sarebbe stato a capo. "Azouz è completamente estraneo a quanto accaduto e non ha paura di nulla – conclude Solange Marchignoli –. A lui interessa la revisione del processo, evitare che in carcere restino due innocenti".