Erba, da Frigerio inattendibile alle prove fotografiche: quello che non torna

Su Affaritaliani.it l'istanza di revisione spiegata punto per punto: dalle prove che inchioderebbero Olindo e Rosa alle novità che, invece, li assolverebbero

di Eleonora Perego
Rosa Bazzi e Olindo Romano e a destra richiesta di revisione proceso
Cronache

Strage di Erba, su Affari tutto quello che non torna del quadro accusatorio. L'istanza di revisione spiegata punto per punto: parte prima

È pacifico che sono tre, solo tre, le prove che inchiodano (rectius: inchioderebbero) i coniugi Romano/Bazzi al punto tale che stanno scontando la pena dell’ergastolo”. Inizia così il capitolo principale dell’istanza di revisione del processo sulla strage di Erba scritta dal sostituto Procuratore Generale di Milano Cuno Tarfusser e rilanciata da Affari in anteprima. Istanza che è stata dichiarata ammissibile dalla Corte di Appello di Brescia.

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Si tornerà in aula dopo quasi 18 anni il 1° marzo, ma nelle 58 pagine dell’istanza emerge chiaramente tutto ciò che non tornerebbe (è doveroso usare il condizionale) nel quadro probatorio che ha portato alla condanna di Olindo e Rosa in tutti e tre i gradi di giudizio. Affaritaliani.it ne ha discusso proprio con Tarfusser, ma ora – carte alla mano – vogliamo fare un passaggio in più, spiegando nel dettaglio quali sono queste criticità e, soprattutto, per ognuna delle tre prove quali elementi di novità dovranno esaminare i giudici di Brescia.

1) Il riconoscimento da parte di Mario Frigerio di Olindo Romano quale suo aggressore

Riportiamo nella sua interezza il verbale delle primissime dichiarazioni rese dall’unico sopravvissuto della strage, gravemente ferito.

Istanza di revisione del processo di Erba

Non vi è alcun riferimento, nemmeno lontanamente, ad Olindo. Se ci fosse stato, non v’è dubbio che il P.M. lo avrebbe immediatamente colto, avrebbe insistito sul punto e lo avrebbe riportato nel verbale essendo la testimonianza sulla persona dell’aggressore la primaria e più urgente esigenza degli inquirenti, la ragione stessa dell’esame. 

Non solo Frigerio non fa alcun nome o riferimento a Romano ma fornisce una descrizione dell’aggressore riconducibile all’ipotesi che questi possa essere extracomunitario di provenienza araba. Tre sono i riferimenti in tal senso: (i) pelle olivastra, 20 (ii) tagliato la gola come alle capre, (iii) appartamento frequentato da extracomunitari di cultura araba. “Non si può non rilevare – conclude Tarfusser nell’istanza - come questo riconoscimento abbia avuto una genesi tortuosa, sia inficiato da evidenti e gravi elementi di criticità che lo rendono estremamente dubbio ma, soprattutto, che si fonda su elementi che pur essendo in atti, mai sono stati scrutinati e valutati dalle Corti di merito".

E proprio in relazione a questa prima “prova”, ossia il riconoscimento di Olindo Romano da parte di Frigerio, si inseriscono gli elementi di novità, alcuni dei quali:

Tutto ciò fa concludere i Consulenti nel senso di un peggioramento della condizione psichica e di un deficit cognitivo manifestato da Mario Frigerio nel corso della degenza ospedaliera, di errate tecniche di intervista investigativa dense di numerosissime suggestioni su di lui attuate e di una palese violazione di precise e note leggi scientifiche in materia di memoria e di riconoscimento di volti. Tuttò ciò dimostrerebbe che la memoria riguardante Olindo Romano quale suo aggressore è una falsa memoria e che Mario Frigerio era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza circa i fatti avvenuti la sera dell’11 dicembre 2006.

2) La macchia di sangue rinvenuta sul battitacco dell’auto di Olindo Romano appartenente in vita a Valeria Cherubini

Il secondo elemento che ha portato al fermo dei coniugi è la macchia di sangue rinvenuta sul battitacco dell’autovettura Seat Arosa di proprietà ed in uso a Romano, vettura ispezionata ben due volte“Su chi abbia effettuato e su come sia stata effettuata questa ispezione della vettura non vi è alcuna certezza, tanto che la stessa Corte di Cassazione ha definito ‘discutibile’ – si legge nell’istanza - l’insolita prassi per cui chi ha partecipato al compimento dell’atto e chi ha redatto e firmato il relativo verbale, non coincidono".

Una prima volta nell’immediatezza dei fatti dai Carabinieri della Stazione di Erba (il 12 dicembre 2006 alle ore 14.21) quando procedono alla sua perquisizione. In quell’occasione i Carabinieri non trovano alcuna traccia ematica sul battitacco, lato guidatore, della vettura.



 


 

 

In particolare nessuna macchia è visibile all’interno del cerchietto numero 3 che, stando al Brigadiere Fadda, sarebbe il luogo dove è stata repertata la macchia di sangue successivamente attribuita alla povera Valeria Cherubini. Ne consegue che l’operazione di ispezione, di repertazione, di verbalizzazione e di trasmissione avvengono, non solo in tempi e con modalità, a dir poco, non trasparenti e non tracciabili, ma anche con stupefacente superficialità.

Se quindi non è certo in discussione che il reperto di sangue inviato per l’analisi al dottore Carlo Previderè presso il Dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Pavia sia appartenuto in vita alla signora Valeria Cherubini, è oltremodo discutibile e del tutto incerto che si tratti dello stesso reperto apparentemente prelevato dal Brigadiere Fadda il 26 dicembre 2006 alle ore 23.00 sul battitacco dell’autovettura di Olindo. E proprio in relazione a questa seconda “prova” si inseriscono gli elementi di novità, rilevati in particolare dal biologo e genetista Marzio Massimiliano Capra.



 


 

3) Le confessioni di Rosa Bazzi e di Olindo Romano

“Il semplice ascolto delle registrazioni (non quindi la lettura delle trascrizioni) degli interrogatori resi nell’immediatezza del fermo dagli allora indagati Rosa Bazzi e Olindo Romano lascia esterrefatti – scrive Tarfusser nell’istanza - Innanzitutto il contesto ambientale. Questo è caratterizzato da un enorme squilibrio numerico, culturale, emozionale, giuridico. All’interrogatorio dei due fermati, una semianalfabeta e un netturbino, procedono addirittura quattro (!) Pubblici Ministeri e (almeno) un ufficiale di polizia giudiziaria. A difenderli è un difensore d’ufficio che, stando ai verbali e all’audio, è una presenza meramente fisica, di regolarità formale dell’interrogatorio, non certo di effettività che il suo ruolo e la sua funzione imporrebbero. La pressione, soprattutto psicologico-emotiva, cui i due fermati sono stati assoggettati è enorme. Ciononostante, entrambi si professano innocenti". 


 

Anche in relazione alle confessioni, spiega Tarfusser, si inseriscono nuovi elementi di valutazione, successivi alla condanna definitiva dei coniugi, risultato delle attività tecnico scientifiche condensate nella Consulenza. Dalle intercettazioni ambientali in casa dei coniugi Romano si ricava, per esempio, che i coniugi si dicono innocenti, discutono spesso della strage, ne apprendono molti particolari, pensano di andare a trovare Mario Frigerio in ospedale, e mai forniscono indicazioni interpretabili in senso colpevolista (smentendo dunque quanto affermato nelle Sentenze). 

Ci sono poi le intercettazioni ambientali sull’auto Seat Arosa dei coniugi Romano, da cui si ricava che si interrogano su chi possa essere il colpevole, professano la loro innocenza, non mostrano preoccupazione di alcun tipo, e mai emerge alcuna indicazione utile per la tesi colpevolista (smentendo dunque quanto affermato nelle Sentenze). Il risultato cui giungono i Consulenti è che le dichiarazioni auto accusatorie di Olindo Romano e Rosa Bazzi sono da considerarsi false confessioni acquiescenti. Tali conclusioni si fondano sui più recenti ed avanzati dati scientifici che corrispondono ai criteri che, se mancanti, rendono le confessioni, false confessioni.

In questa prima parte vi abbiamo dato conto delle prove che hanno portato alla condanna dei due coniugi ma, soprattutto, delle criticità e delle novità di cui dovranno tenere conto dal 1° marzo i giudici della Corte d'Appello di Brescia. Nella prossima puntata analizzeremo nel dettaglio le nuove consulenze di cui sono avvalsi gli avvocati difensori di Rosa e Olindo, e Cuno Tarfusser, rilevanti per il processo di revisione, con interviste e dialoghi inediti.

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