Femminicidi, Gino Cecchettin contro la difesa di Turetta: “La memoria di Giulia è stata umiliata”. Ecco perché

Gino Cecchettin interviene su Facebook con un post riguardo all'udienza di ieri del processo per omicidio all'ex fidanzato della figlia in cui hanno parlato gli avvocati di Turetta

di Redazione
Gino Cecchettin. Foto: profilo Facebook Cecchettin
Cronache

Gino Cecchettin contro la difesa di Turetta: il post su Facebook. Francesca Ghio, consigliera comunale di Genova, denuncia una violenza sessuale "ispirata" dal padre di Giulia 

"Io eri mi sono nuovamente sentito offeso e la memoria di Giulia umiliata". Lo scrive su Facebook Gino Becchettio in relazione all'udienza di ieri del processo per omicidio all'ex fidanzato della figlia in cui hanno parlato gli avvocati di Turetta. "La difesa di un imputato è un diritto inviolabile", scrive nel post aggiungendo "credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano". "Travalicare questo limite - aggiunge - rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima e di suscitare indignazione in chi assiste". Il riferimento di Gino Cecchettin è alle parole della difesa che ha contestato le aggravanti avanzate dai pm nei confronti di Turetta. 

Il post Facebook 


 

 

"La mia è stata una denuncia per far sì che tutti potessero guardare la violenza negli occhi in quell'aula che è troppo spesso lontana dalla realtà, mostrandosi inadeguata a dare quelle risposte che devono arrivare dalle istituzioni": spiega così all'Ansa le ragioni della sua confessione Francesca Ghio, la consigliera comunale che ieri ha denunciato nell'aula del consiglio comunale di Genova le violenze sessuali subite da giovanissima da parte di un ragazzo. "Ero preparata e ho scelto di farlo, mi sento come se il mio corpo fosse diventato nutrimento per tutti. Una parte di me era morta tanti anni fa, la nuova voce che ieri ho trovato il coraggio di usare mi sta dando tanta forza. Ed è anche bello pensare che questa voglia di reagire me l'abbia data Giulia e tutto quello che la famiglia Cecchettin ha fatto".

"Se le donne non denunciano e se io non l'ho fatto 20 anni fa è perché non avevo gli strumenti per capire come potermi ribellare a quella violenza", continua Ghio raccontando di aver ricevuto molti messaggi di vicinanza: "il mio gesto di ieri era un atto poco ragionato e fatto di cuore. I messaggi più belli sono stati quelli delle persone che mi hanno ringraziato di aver parlato anche a nome loro. Sono fiera di aver rappresentato queste persone che non hanno la mia visibilità. I mostri sono figli sani di un sistema malato, quello del patriarcato. Ho usato il mio corpo, la mia voce, la mia storia come gesto politico. Finché non accetteremo che il problema esiste, non potremo usare gli strumenti giusto per affrontarlo. Finiremo con il ritrovarci tra un anno a un nuovo 25 novembre con una nuova lista di femminicidi e di violenze, è ora di dire basta".

"Sui giornali oggi ho letto frasi di stima e di incoraggiamento da parte del sindaco Marco Bucci che non me le ha rivolte direttamente, e sarebbe stato meglio. Ma mi chiedo dopo la campagna promozionale #IoNo dove il singolo viene deresponsabilizzato, perché non si chieda invece di investire in campagne diverse che diano ai giovani gli strumenti per rispondere alla violenza. Bisogna smetterla di restare incastrati nella retorica della celebrazione del 25 novembre o dell'8 marzo ma comprendere i bisogni veri, come gli studenti e le studentesse che nell'università hanno chiesto di avere degli sportelli di ascolto", ha concluso Ghio.

 

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