Femminicidio Manuela Petrangeli, il killer: "Spero di averla presa bene"

Agghiacciante la frase di Gianluca Molinaro, arrestato dopo aver ucciso Manuela Petrangeli

Di Redazione Cronache
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Manuela Petrangeli uccisa dall'ex compagno  Gianluca Molinaro
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Femminicidio Manuela Petrangeli, il killer dopo averla uccisa: "Spero di averla presa bene"

"L’ho uccisa, speriamo che l’ho presa bene, ho visto il sangue che schizzava da tutte le parti": sono le parole choc che Gianluca Molinaro - l’uomo che giovedì pomeriggio ha aperto il fuoco contro la sua ex compagna e madre di suo figlio di 9 anni Manuela Petrangeli - ha riferito alla sua ex confessando l’omicidio compiuto poco prima. La donna lo ha poi convinto a costituirsi in una caserma dei carabinieri. La testimonianza è riportata nell’ordinanza con cui, il gip di Roma, sabato, ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per Molinaro, che si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio a Regina Coeli. 

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Gli inquirenti hanno anche acquisito gli sms scambiati con un amico prima del delitto - "oggi forse prendo due piccioni con una fava" - e dopo l’omicidio della fisioterapista 51enne - "gli ho sparato du botti". Messaggi che l’amico di Molinaro ha detto di aver visto quando ormai era troppo tardi. L'uomo, difeso dall'avvocato Nicla Moiraghi, nel corso delle dichiarazioni fornite ai carabinieri della stazione Casalotti poco dopo l'omicidio, ha spiegato di aver esploso i colpi dopo "aver saputo tramite un sistema di videosorveglianza da lui installato nell’abitazione della donna di continui tradimenti e che la donna si era iscritta a un sito di incontri". Una ricostruzione che però non ha trovato nessun riscontro nelle verifiche effettuate dagli inquirenti che non hanno rinvenuto alcun sistema di videosorveglianza a casa della donna. L'uomo, secondo quanto emerge dall'ordinanza del gip, avrebbe agito per "gelosia". Un sentimento che Molinaro provava nei confronti della ex anche se i due si erano lasciati da "circa tre anni". Le indagini vanno avanti per accertare chi abbia fornito al 53enne l'arma del delitto: un fucile a canne mozze. Anche per questo sono in corso indagini sul cellulare dell'uomo che si trova in carcere con le accuse di omicidio aggravato e detenzione abusiva di armi.