Vanessa, il procuratore: "Denuncia sottovalutata". Trovata l'arma del delitto

Il kosovaro Bujar Fandaj è accusato dell'omicidio di Vanessa Ballan. L'uomo non avrebbe accettato la fine della loro relazione

Di Redazione Cronache
Vanessa Ballan
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Omicidio Treviso, il procuratore Martani: "Forse abbiamo sottovalutato la denuncia di Vanessa"

"Ci sono elementi per contestare la premeditazione" ha oggi affermato il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, parlando con i giornalisti dell'omicidio di Vanessa Ballan, la 27enne incinta di Treviso. Fandaj aveva attivato una nuova utenza telefonica il giorno prima del delitto. "Si è avvicinato alla casa – ha aggiunto – con la bicicletta e non con la sua auto, probabilmente per non farsi riconoscere, e aveva un borsone dove aveva un martello, due coltelli, e altri attrezzi da scasso, con un coltello simile a quello che è stato trovato in cucina, e che è l’arma del delitto". Non solo: per il procuratore Martani sono presenti anche gravi indizi di un pericolo di fuga «e indubbi elementi di pericolosità sociale, per il fatto e la ferocia con cui ha agito".

"Ci aveva telefonato ieri sera – ha proseguito Martani – intorno alle 21.00, ammettendo il fatto, e questo per noi ha valore confessorio. Aveva detto che si sarebbe costituito ai carabinieri di Riese, ma per noi era un tentativo di depistaggio. Aveva detto che si trovava nei campi lì intorno, ma era in una zona diversa. I carabinieri non hanno mai cessato di sorvegliare l’abitazione con una pattuglia in borghese, e si sono accorti del suo rientro a casa in ora notturna e lo hanno sottoposto a fermo. Non si è detto disponibile all’interrogatorio del pm, ed è stato associato alla casa circondariale".

Vanessa si poteva salvare? La valutazione del caso di minacce ricevute era ritenuto non urgente. La 27enne ha frequentato il suo assassino nel 2022 e la storia si è conclusa a giugno. Dopo sono iniziate le persecuzioni, anche sul luogo di lavoro. "La donna aveva tentato di nascondere le minacce al suo compagno, che però se n’è accorto, e l’ha aiutata e sostenuta nel presentare denuncia, il 26 ottobre scorso", spiega Martani alla stampa. "Le denunce da ‘codice rosso‘ – ha sottolineato il procuratore capo di Treviso – vengono trattate dal magistrato di turno, che poi passa il fascicolo al magistrato del gruppo fasce deboli. In quel caso, nel giro di un giorno era stata fatta la perquisizione e passato il fascicolo al magistrato competente, il quale non aveva ritenuto ci fossero gli elementi per la richiesta di una misura cautelare, ma aveva deciso di approfondire le indagini chiedendo i tabulati del telefono. Quindi la valutazione fatta era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata". Secondo Martani, "l’unica misura che avrebbe potuto impedire l’aggressione sarebbe stata la custodia cautelare in carcere, un provvedimento per sostenere il quale non vi erano oggettivamente elementi sufficienti". Nel telefono della donna i messaggi pericolosi erano stati stati regolarmente cancellati, probabilmente per evitare che potesse vederli il compagno. L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero Michele Permunian e l’autopsia sul corpo della vittima sarà condotta dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli, lo stesso che fece i primi esami sul corpo di Giulia Cecchettin, quando venne ritrovato nei pressi del lago di Barcis.

E nel frattempo sono stati trovati il coltello insanguinato e il martello usato per sfondare la porta a vetri di Vanessa.

Omicidio Treviso, il ricatto e i depistaggi con post di cartelli stradali sloveni

La donna aveva denunciato l'ex per stalking. Il 41enne kosovaro è stato fermato a poca distanza da casa sua. I carabinieri lo hanno portato in caserma a Treviso in attesa della convalida del fermo. Si temeva - si legge su Repubblica - che avesse varcato il confine tra Italia e Slovenia. Invece era vicino casa sua ad Altivole.

L'uomo aveva avuto una relazione con Vanessa Ballan per circa un anno, poi i due si erano lasciati. Lei, che faceva la commessa all’Eurospin era tornata con il marito Nicola Scapinello, piastrellista 28enne. Insieme avevano un figlio di 4 anni. Vanessa, 27 anni, era incinta di due o tre mesi

Bujar Fandaj pareva non aver digerito la fine della sua relazione con Vanessa. Per oltre un anno, avrebbe tormentato la donna con minacce come "Se non torni con me, ti uccido" o "Mostrerò a tuo marito i video che abbiamo fatto insieme". Vanessa, in una conversazione con Nicola, suo compagno, aveve rivelato la breve relazione avuto con Fandaj e le sue continue intimidazioni. Tuttavia, nonostante le denunce presentate il 26 ottobre scorso riguardo le minacce e i comportamenti ossessivi del kosovaro, nessuna azione è stata intrapresa fino al tragico epilogo.

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Bujar Fandaj - prosegue Repubblica - ha tentato di depistare le sue ricerche. Dopo l’omicidio ha pubblicato un video su TikTok in cui diceva: "Sono fatto così, ti do subito cuore, trasparenza e sincerità ma non pensare di fottermi perché se mi cadi dal cuore non ci risali più". Poi una foto su Instagram che ritraeva un cartello stradale ai confini con la Slovenia. Quando i carabinieri hanno fatto irruzione nella sua abitazione la prima volta, in mattinata, la casa era vuota. La sua auto era parcheggiata all’ingresso. In un altro filmato su TikTok diceva: "Mia madre mi ha cresciuto come la persona più gentile e dolce che tu abbia mai incontrato, ma se mi manchi di rispetto scoprirai perché porto il cognome di mio padre".

Aveva lasciato la sua famiglia da due anni, in Veneto viveva da solo. La procura aveva ordinato l’acquisizione dei suoi tabulati telefonici per avere prove dello stalking. Ma nessuno ha chiesto provvedimenti al questore. E così ieri Fandaj ha sfondato una porta finestra ed è entrato nella villetta a schiera di via Fornasette dove abitava Vanessa. I carabinieri hanno trovato la vittima nel sottoscala in un lago di sangue.

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