Finto pentito chiede un colloquio alla pm. Ma l'obiettivo reale era ucciderla
Aveva un pezzo di ceramica nascosto nelle mutande e voleva tagliarle la gola, fermato da un carabiniere
Lecce, il finto pentito e il pezzo di ceramica nascosto nella mutande. Tragedia sventata
Un colloquio in tribunale tra un finto pentito e una pm rischia di finire in tragedia. Pancrazio Carrino, 42 anni, era stato arrestato a luglio con altre 21 persone nell’ambito dell’operazione "Wolf", contro il clan Lamendola-Cantanna della Sacra Corona Unita. Ma ha voluto far credere agli investigatori di voler collaborare con la giustizia, in realtà il suo obiettivo era un altro. Stare faccia a faccia con la magistrata e - si legge su Il Corriere della Sera - portare a termine il suo piano di vendetta, poi fortunatamente sventato da un tenente dei carabinieri. Sono i dettagli inquietanti che emergono dagli interrogatori dello stesso Carrino. Oltre a ritrattare quanto raccontato alla magistrata il 31 luglio precedente dopo aver manifestato la volontà di collaborare con la giustizia, infatti, ha spiegato il motivo per il quale aveva chiesto e ottenuto un incontro con la pm nel carcere di Lecce.
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"La mia vera intenzione - ha detto Carrino e lo riporta Il Corriere - era di tagliare la gola al pubblico ministero che si sarebbe presentato, ove avesse dato seguito alla mia richiesta di collaborazione". Il tentativo di ammazzare la pm si stava quindi per concretizzare dopo il finto pentimento. Ma è stato neutralizzato dal tenente dell’Arma presente al colloquio, intervenuto in tempo dopo avere notato alcuni movimenti sospetti del detenuto brindisino, appena tornato dal bagno dopo avere nascosto nelle mutande l’arma rudimentale (realizzata con cocci di ceramica) precedentemente occultata nel retto: "Se fossi stato lucido quel giorno come lo sono adesso — le parole di Carrino al pm umbro — la magistrata sarebbe già storia".