Fiumi tossici, mistero degli anti-diabetici nel Tevere. Rischi per la salute

Una ricerca sulle sostanze dannose nei corsi d'acqua ha fatto emergere l'anomalia. Presenti 500 nanogrammi per litro, livelli molto superiori alla media

Cronache
Condividi su:

Fiumi tossici, la sorprendente ricerca sui corsi d'acqua più inquinati

Una clamorosa ricerca dell'Università di New York ha fatto emergere un grosso problema nel fiume Tevere, il corso d'acqua che attraversa la capitale d'Italia, Roma. A scandagliare i principali fiumi del mondo alla ricerca di molecole farmaceutiche è stato un gruppo di studiosi americani, in uno lavoro pubblicato sulla Proceedings of the National Academy of Sciences. Ebbene, - si legge sul Messaggero - gli esperti hanno rilevato la presenza di ben 61 farmaci in 258 corsi d'acqua diversi. Tra questi spicca il caso del Tevere in Italia. Se valutiamo la salute e lo stile di vita delle persone in base al tipo di farmaci presenti nei fiumi vicino ai quali vivono, possiamo concludere che forse a Roma si esagera con la carbonara.

Nelle acque del Tevere infatti - prosegue il Messaggero - c'è una concentrazione elevata di anti-ipergligemici, 500 nanogrammi per litro. Inevitabile pensare che i romani afflitti dal diabete sono davvero tanti. Come nel Tevere, anche nella Senna sono stati ritrovati concentrazioni elevati di anti-iperglicemici (471 nanogrammi per litro). Ma è certamente nel Reno, a Francoforte, dove sono state trovate le concentrazioni più elevate di questi farmaci, cioè 751 nanogrammi per litro. Insomma, lo studio, condotto nell'ambito del progetto Global Monitoring of Pharmaceuticals Project, che monitora tutti i fiumi del mondo, dimostra che in oltre un quarto delle località studiate, la presenza di farmaci potenzialmente tossici raggiunge livelli preoccupanti e potenzialmente dannosi per la salute.

LEGGI ANCHE

Ragazza violentata a Ravenna, "avevo i pantaloni abbassati. Mi sentivo morta"

Morte Liliana a Trieste, "Figlio di Visintin le chiedeva soldi". Nuova pista

Guerra Ucraina, Putin non si ferma. Biden e il piano B: segnale di debolezza