Garlasco, Arce e tutti gli altri grandi casi italiani di cronaca irrisolti
Indagini riaperte per le morti di Chiara Poggi e Serena Mollicone. Ma diverse altre sono le vittime che attendono giustizia. I casi di Liliana Resinovich e Pierina Paganelli. E poi Emanuela Orlandi, il mostro di Firenze...
Garlasco, Arce e tutti gli altri grandi casi italiani di cronaca irrisolti
Chiara Poggi e Serena Mollicone. Due casi di inizio anni Duemila clamorosamente riaperti in questi giorni. Due vicende per le quali la Giustizia ritiene dunque che non sia ancora stata scritta la parola fine. Ma sono diversi altri i grandi misteri irrisolti italiani in attesa di verità. Ripercorriamo le vicende più eclatanti.
L'Italia e il crime: i casi non sono mai chiusi
Una premessa è doverosa. Con l'esasperazione del fenomeno che ha portato la cronaca nera a divenire fenomeno mediatico e la proliferazione di serie tv, podcast, talk e show per rispondere alla richiesta di un pubblico sempre più interessato al genere crime, nemmeno i casi già giunti a sentenza in Cassazione sono veramente chiusi. Si pensi in tempi recentissimi alla strage di Erba, con un vivace fronte di "innocentisti" che contestano la condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano. O alla morte di Yara Gambirasio: molti non credono che l'autore del delitto sia stato Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo nel 2018. Ad Avetrana zio Michele Misseri continua ad addossarsi la responsabilità della morte della giovane Sarah Scazzi, ma condannate all'ergastolo sono state Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Ombre permangono sulle sentenze di Cassazione relative al delitto di Perugia: per la morte di Meredith Kercher, Rudy Guede ha scontato 16 anni di carcere per concorso in omicidio e violenza sessuale. Ma i due co-imputati Raffaele Sollecito e Amanda Knox sono stati assolti.
Queste sono tutte vicende per le quali ad ogni modo la Giustizia è giunta a porre - ad oggi - una parola definitiva. Diversi altri sono invece i casi che restano di fatto ancora insoluti. O che sono stati clamorosamente riaperti. Appartengono a quest'ultimo filone due misteri tornati alla ribalta in questi giorni. Il delitto di Garlasco e l'omicidio Mollicone.
Delitto di Garlasco: nuova indagine su Andrea Sempio
Partiamo dal delitto di Chiara Poggi. La mattina del 13 agosto 2007, a Garlasco (Pavia), venne ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi nella sua abitazione. A scoprirlo fu il fidanzato Alberto Stasi, che chiamò i soccorsi e si recò dai Carabinieri. L’omicidio scatenò un acceso dibattito tra innocentisti e colpevolisti. Le indagini si concentrarono su Stasi: contro di lui vi erano solo indizi, come l’assenza di tracce di sangue sulle sue scarpe nonostante il pavimento fosse sporco e la fragilità del suo alibi. Dichiarò di aver lavorato alla sua tesi quella mattina, ma l’analisi del computer mostrò un’interruzione sospetta. Inoltre, una bicicletta simile a una della sua famiglia fu vista nei pressi della casa della vittima.
Stasi venne assolto in primo e secondo grado, ma nel 2013 la Cassazione annullò l’assoluzione, aprendo un nuovo processo con ulteriori perizie. Nel 2014, la Corte d’Appello lo condannò a 24 anni, ridotti a 16 per il rito abbreviato. La Cassazione confermò la sentenza nel 2015. Nel 2016 una nuova perizia genetica rivelò che il DNA sotto le unghie di Chiara apparteneva a un conoscente, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Il giovane finì sotto indagine ma il caso fu archiviato nel 2017. Tuttavia, l’11 marzo 2025 Sempio è stato nuovamente indagato dopo nuove analisi sul DNA.
Chi ha ucciso Serena Mollicone? Annullata l'assoluzione di Mottola
Delitto di Arce: la Corte di Cassazione ha annullato nel marzo del 2025 l’assoluzione di Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, della moglie Annamaria e del figlio Marco, accusati dell’omicidio di Serena Mollicone nel giugno 2001. Verrà quindi celebrato un nuovo processo d’appello. Serena scomparve il 1° giugno 2001 e il suo corpo venne ritrovato due giorni dopo in un bosco di Anatrella, con mani e piedi legati e la testa avvolta in un sacchetto di plastica. L’autopsia stabilì la morte per asfissia, escludendo violenze sessuali. Nei primi anni le indagini si concentrarono sul padre della vittima, Guglielmo Mollicone, sul fidanzato Michele Fioretti e su un carrozziere, Carmine Belli, tutti poi scagionati. La svolta arrivò nel 2011, quando la Procura di Cassino indagò Mottola, la sua famiglia e alcuni carabinieri, ipotizzando che Serena fosse stata uccisa nella caserma di Arce. Nel 2016 il corpo venne riesumato e si avanzò la teoria che la ragazza fosse stata colpita contro una porta.
Le indagini si chiusero nel 2019 con la richiesta di rinvio a giudizio per cinque persone: i Mottola per omicidio aggravato, Vincenzo Quatrale per concorso in omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, e Francesco Suprano per favoreggiamento. Il processo iniziò nel 2021 e, dopo 46 udienze, nel luglio 2022 la Corte d’Assise di Cassino assolse tutti gli imputati. La sentenza venne confermata in Appello nel 2024. Ora, con la decisione della Cassazione, il caso torna in aula per un nuovo giudizio.
I grandi cold case della cronaca nera italiana
E veniamo ai cold case veri e propri. Le vicende per le quali dopo anni di indagini non si è ancora arrivati ad una verità giudiziaria. Siamo nel Paese della strage di Ustica, il mistero italiano per eccellenza che trascende la cronaca per divenire spy-story internazionale. Così come per la strage di Piazza Fontana, avvenuta ormai 55 anni fa, non è mai stata emessa una sentenza per gli esecutori materiali, coloro che cioè portarono la valigia con la bomba, che restano ignoti. Restando al crime in senso stretto, alcune delle più grandi storie italiane sono di fatto irrisolte. Il mostro di Firenze e Unabomber non hanno una identità.
Il mostro di Firenze: otto duplici omicidi
Tra il 1968 e il 1985, la provincia di Firenze fu teatro di una serie di otto duplici omicidi attribuiti a un assassino seriale noto come il "Mostro di Firenze". Le vittime erano coppie appartatesi in luoghi isolati; l'assassino uccideva prima l'uomo e poi la donna, infliggendo a quest'ultima mutilazioni agli organi sessuali. Nel 1991, le indagini si concentrarono su Pietro Pacciani, un contadino con precedenti penali per omicidio nel 1951 e per violenze sessuali sulle figlie. Gli inquirenti rilevarono somiglianze tra il delitto del 1951 e i crimini del Mostro, oltre a trovare nel giardino di Pacciani un proiettile non esploso della stessa marca di quelli utilizzati negli omicidi. Nel 1994, Pacciani fu condannato per sette degli otto duplici omicidi, ma nel 1996 la Corte d'Appello lo assolse per insufficienza di prove. La Cassazione annullò l'assoluzione, ordinando un nuovo processo che non ebbe luogo a causa della morte di Pacciani nel 1998.
Successivamente, furono processati come complici Mario Vanni e Giancarlo Lotti, che inizialmente testimoniarono contro Pacciani per poi autoaccusarsi. Entrambi furono condannati, ma le loro sentenze suscitarono critiche, lasciando il caso avvolto nel mistero. Nel 2001, emerse l'ipotesi di un culto satanico coinvolto nei delitti, ma le indagini non portarono a risultati concreti. Ad oggi, l'identità del Mostro di Firenze rimane incerta, alimentando dibattiti e speculazioni.
Unabomber, l'attentatore con gli ordigni fai-da-te
Tra il 1994 e il 2006, le regioni italiane del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia furono teatro di una serie di attentati dinamitardi attribuiti a un individuo mai identificato, soprannominato "Unabomber" dalla stampa italiana, in riferimento al terrorista statunitense Theodore Kaczynski. L'attentatore collocava ordigni esplosivi in oggetti di uso comune, come tubi, candele, giocattoli o confezioni alimentari, posizionandoli in luoghi pubblici come spiagge, chiese o supermercati. Questi ordigni esplodevano quando manipolati da ignari passanti, causando gravi ferite, tra cui la perdita di arti o dita. Sebbene non vi siano state vittime mortali, almeno 17 persone rimasero ferite in oltre 30 attacchi. La prima esplosione avvenne il 21 agosto 1994 durante un festival a Sacile, provocando il ferimento di quattro persone.
Negli anni successivi, l'attentatore continuò a seminare il terrore con ordigni nascosti in oggetti quotidiani: nel 2002, un bambino di 5 anni subì ustioni aprendo un flacone di bolle di sapone riempito di esplosivo; nel 2003, due bambini rimasero gravemente feriti dall'esplosione di un evidenziatore modificato. Le indagini si concentrarono su un possibile attentatore solitario, ritenuto mentalmente instabile, poiché non furono avanzate richieste politiche o economiche. Nel 2006, l'ingegnere Elvo Zornitta fu arrestato dopo che una perizia aveva indicato la compatibilità di una sua forbice con i tagli presenti su un ordigno inesploso. Tuttavia, successivi accertamenti rivelarono che le prove erano state manomesse da un perito della polizia scientifica. Zornitta fu scagionato nel 2009 e risarcito per l'ingiusta detenzione. Nonostante gli sforzi investigativi, l'identità dell'Unabomber italiano rimane sconosciuta. Nel 2022, la procura ha riaperto il caso grazie a nuove tecnologie in grado di analizzare tracce di DNA e sangue precedentemente non esaminabili, offrendo una speranza nella risoluzione di uno dei misteri criminali più inquietanti dell'Italia contemporanea.
Il mostro di Udine uccise quattro donne
Forse meno noto del mostro di Firenze, il Mostro di Udine imperversò tra il 1971 e il 1989, con una serie di omicidi irrisolti, attribuiti a un assassino seriale mai identificato. Le vittime accertate furono quattro donne, principalmente prostitute, accomunate da una particolare mutilazione post mortem: un'incisione a forma di "S" sull'addome, eseguita con precisione chirurgica, suggerendo che l'assassino potesse avere competenze mediche. Nonostante le indagini, l'identità del Mostro di Udine rimane sconosciuta. Nel 2019, è stata presentata una richiesta di riapertura delle indagini, basata sulla scoperta di reperti mai analizzati, nella speranza di fare luce su questi crimini irrisolti.
Il mistero della morte di Liliana Resinovich
Il caso di Liliana Resinovich è uno dei misteri più intricati degli ultimi anni in Italia. Ed uno di quelli maggiormente sotto i riflettori in queste settimane. La donna, 63 anni, scomparve da Trieste il 14 dicembre 2021. Il suo corpo senza vita fu ritrovato il 5 gennaio 2022 in un boschetto vicino all'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, avvolto in sacchi di plastica e con la testa coperta da buste di nylon. Le prime indagini non rilevarono segni evidenti di violenza sul corpo, portando gli inquirenti a ipotizzare un suicidio per soffocamento. Tuttavia, questa conclusione fu contestata dai familiari della vittima, che richiesero ulteriori accertamenti. Nel febbraio 2023, il giudice per le indagini preliminari respinse la richiesta di archiviazione del caso, ordinando una nuova perizia medico-legale. L'antropologa forense Cristina Cattaneo, incaricata dell'esame, concluse che Liliana Resinovich era stata vittima di un'aggressione mortale il giorno della sua scomparsa. La causa del decesso fu identificata in un'asfissia meccanica esterna, probabilmente dovuta a una manovra di soffocamento. La perizia rilevò anche lesioni sul capo compatibili con un'aggressione fisica precedente al soffocamento.
Questi elementi portarono gli investigatori a escludere l'ipotesi del suicidio e a orientarsi verso quella dell'omicidio. Le indagini si concentrarono sulle persone vicine a Liliana, tra cui il marito Sebastiano Visintin e l'amico Claudio Sterpin, con il quale la donna avrebbe avuto una relazione. Tuttavia, al momento non sono stati individuati sospettati ufficiali, e il caso rimane irrisolto. Recentemente, sono stati trovati elementi piliferi sul corpo della vittima, che potrebbero fornire tracce di DNA utili all'identificazione dell'assassino. Le autorità continuano a lavorare per fare luce su questo enigma, nella speranza di assicurare alla giustizia il responsabile della morte di Liliana Resinovich.
Oltre al caso di Liliana Resinovich, Trieste è stata teatro di altri cinque omicidi irrisolti negli ultimi decenni. Le vittime includono una maga, un ispettore, una non vedente, una giovane donna e un ex commesso. Questi casi, noti come "cold case triestini", rimangono senza colpevole e continuano a essere oggetto di attenzione mediatica e investigativa.
Pierina Paganelli, un caso ancora aperto
Il caso di Pierina Paganelli, 78 anni, uccisa nel garage della sua abitazione a Rimini il 3 ottobre 2023, ha recentemente subito nuovi sviluppi. Louis Dassilva, vicino di casa e amante della nuora della vittima, Manuela Bianchi, è attualmente in carcere con l'accusa di omicidio. Manuela Bianchi è stata indagata per favoreggiamento dopo un lungo interrogatorio in cui ha rivelato dettagli sul comportamento di Dassilva. La Procura sta valutando la riapertura del caso dell'incidente stradale che coinvolse il figlio della vittima, Giuliano Saponi, avvenuto pochi mesi prima dell'omicidio, sospettando un possibile collegamento tra i due eventi. Le indagini si concentrano anche sui movimenti registrati dal telefono di Dassilva nei minuti precedenti la chiamata ai soccorsi, per verificare la sua presenza sulla scena del delitto. Il fratello di Manuela Bianchi, Loris, ha difeso la sorella, affermando che non avrebbe protetto l'assassino se non per paura. Il caso rimane aperto, con gli inquirenti al lavoro per chiarire le responsabilità e i collegamenti tra i vari eventi.
Le morti di Nada Cella e Luigia Borrelli
Altri fatti di sangue ad oggi senza responsabili sono i delitti di Nada Cella e Luigia Borrelli. Il 6 maggio 1996, a Chiavari (GE), la 25enne Nada Cella fu trovata morta nello studio del commercialista Marco Soracco, dove lavorava come segretaria. Nonostante le indagini dell'epoca non portarono a individuare un colpevole, nel 2021 il caso è stato riaperto grazie a nuove prove. Annalucia Cecere, ex insegnante, è stata indagata per omicidio volontario, mentre Soracco e sua madre sono accusati di false dichiarazioni. Il processo è attualmente in corso, con l'inizio fissato per il 6 febbraio 2025.
Nel 1995, a Genova, Luigia Borrelli fu brutalmente uccisa nel suo appartamento con un trapano elettrico. Dopo quasi tre decenni, nel settembre 2024, le autorità hanno identificato Fortunato Verduci come sospettato principale, grazie a nuove analisi del DNA. Nonostante le prove genetiche lo colleghino alla scena del crimine, Verduci si è dichiarato innocente e il caso rimane aperto in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.
Emanuela, Denise e gli altri misteriosi casi di persone scomparse
E veniamo ad un altro ampio filone. Quello delle persone scomparse. I casi che negli ultimi anni sono rimasti maggiormente scolpiti nella memoria collettiva sono quelli legati ad Emanuela Orlandi e Denise Pipitone.
Il giallo vaticano di Emanuela Orlandi
Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, scomparve misteriosamente a Roma il 22 giugno 1983 mentre tornava da una lezione di musica. Figlia di un dipendente della Prefettura della Casa Pontificia, il suo caso è rimasto irrisolto per decenni, alimentando numerose teorie e speculazioni. Nei giorni successivi alla scomparsa, la famiglia ricevette telefonate da individui che affermavano di aver visto Emanuela o di averla in custodia, collegando il suo rapimento alla richiesta di liberazione di Mehmet Ali Ağca, l'attentatore di Papa Giovanni Paolo II. Tuttavia, queste piste non portarono a risultati concreti.
Nel corso degli anni, sono emerse varie ipotesi sul destino di Emanuela, coinvolgendo la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e presunti scandali sessuali all'interno del Vaticano. Nel 2019, su richiesta della famiglia, furono aperte due tombe nel Cimitero Teutonico del Vaticano, ma non furono trovati resti riconducibili a Emanuela. Nel gennaio 2023, il Vaticano ha annunciato la riapertura delle indagini sul caso. Il 25 giugno dello stesso anno, durante l'Angelus, Papa Francesco ha espresso vicinanza alla famiglia Orlandi, segnando la prima menzione pubblica del caso da parte di un pontefice dal 1983. Attualmente, le indagini sono in corso sia da parte delle autorità vaticane che italiane, nella speranza di fare luce su uno dei misteri più duraturi della storia italiana.
Mirella Gregori, un caso legato a doppio filo a quello di Emanuela Orlandi
Alla scomparsa di Emanuela Orlandi si lega il caso di Mirella Gregori, nata il 7 ottobre 1967 a Roma, e scomparsa misteriosamente il 7 maggio 1983 all'età di 15 anni. Quaranta giorni prima di Emanuela. Figlia minore dei proprietari del bar "Coppa d'Oro" situato all'angolo tra via Volturno e via Montebello, viveva con la famiglia in via Nomentana 91. Studentessa presso l'Istituto Commerciale femminile "Padre Reginaldo Giuliani", era descritta come una ragazza normale e diligente. Il giorno della scomparsa, Mirella tornò a casa dopo la scuola intorno alle 14:00, dopo essersi fermata al "Bar Italia - Pizzeria da Baffo" sotto casa, dove incontrò la sua amica Sonia De Vito. Verso le 15:20, rispose al citofono a un sedicente amico, "Alessandro", e disse alla madre che sarebbe scesa per incontrarlo, promettendo di tornare dopo dieci minuti. Uscì senza portare la borsetta, segno che intendeva rientrare presto. Dopo una breve conversazione con Sonia nel bar sottostante, uscì e di lei si persero le tracce.
Le prime ricerche coinvolsero l'amico Alessandro De Luca, che dichiarò di non vedere Mirella da mesi e fornì un alibi verificato. La famiglia denunciò la scomparsa alle 22:00 presso il Commissariato di Polizia di Porta Pia. Nonostante alcuni articoli di giornale e le indagini, non emersero informazioni utili. Un sedicente gruppo terroristico, il Fronte Liberazione Turco Anticristiano "Turkesh", affermò di avere sia Mirella che Emanuela e chiese la liberazione di Mehmet Ali Ağca, attentatore di Papa Giovanni Paolo II. Tuttavia, non furono mai fornite prove concrete del coinvolgimento del gruppo né del collegamento tra i due casi. Nel 1997, la giudice Adele Rando archiviò l'inchiesta, ritenendo arbitrario l'accostamento dei due casi. Nel 2023, il Parlamento italiano ha istituito una commissione parlamentare d'inchiesta.
Denise Pipitone, scomparsa nel nulla nel 2004
Denise Pipitone, nata il 26 ottobre 2000, scomparve il 1º settembre 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, mentre giocava nei pressi della casa della nonna materna. Nonostante le immediate ricerche, della bambina non si ebbero più notizie. Le indagini si concentrarono inizialmente sull'ambito familiare. Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise, fu accusata di concorso in sequestro di minorenne, ma venne assolta in tutti i gradi di giudizio per insufficienza di prove. Nel corso degli anni, numerosi avvistamenti alimentarono la speranza di ritrovare Denise. Tra questi, nel 2004, una guardia giurata a Milano segnalò una bambina somigliante a Denise in compagnia di un gruppo nomade, ma le verifiche non portarono a risultati concreti. Nel 2008, un'infermiera italiana in vacanza sull'isola greca di Kos notò una bambina che poteva essere Denise, ma il test del DNA escluse questa possibilità. Più recentemente, nel 2021, una ragazza russa partecipante a un programma televisivo attirò l'attenzione per la somiglianza con Denise, ma anche in questo caso il gruppo sanguigno non risultò compatibile. Nel maggio 2021, la procura di Marsala riaprì le indagini sul caso, ma il 20 dicembre dello stesso anno il giudice per le indagini preliminari archiviò nuovamente l'inchiesta per mancanza di elementi sufficienti.
Altri casi di persone svanite nel nulla
Altri casi di persone scomparse di cui molto si è discusso in questi anni sono quelli di Kata, Sara Pedri ed Alessandro Venturelli.
Kata (Mia Kataleya Chicclo Alvarez): Il 10 giugno 2023, la piccola Kata, una bambina di origine peruviana di 5 anni, è scomparsa dall'ex hotel Astor a Firenze, allora occupato abusivamente da numerose famiglie. Nonostante le indagini approfondite e le numerose piste seguite, tra cui ipotesi di rapimento legate a regolamenti di conti, la bambina non è stata ancora ritrovata. A un anno dalla scomparsa, le autorità continuano a investigare, mantenendo viva la speranza di fare luce sul caso.
Ginecologa 31enne originaria di Forlì, Sara Pedri è scomparsa il 4 marzo 2021 dopo aver lasciato l'ospedale di Trento, dove lavorava. La sua auto è stata ritrovata vicino al lago di Santa Giustina, alimentando ipotesi di un gesto estremo legato a presunti episodi di mobbing sul luogo di lavoro. Nonostante le ricerche e le indagini, il corpo di Sara non è mai stato ritrovato. Recentemente, l'ex primario dell'ospedale è stato assolto dalle accuse di maltrattamenti, ma la famiglia continua a cercare risposte sulla sorte della giovane dottoressa.
Il 20enne Alessandro Venturelli è scomparso il 5 dicembre 2020 dalla sua casa di Sassuolo, in provincia di Modena. Nonostante le numerose segnalazioni di avvistamenti, anche all'estero, e le incessanti ricerche da parte della famiglia e delle autorità, di lui non si hanno notizie concrete. Recentemente, le indagini sono state prorogate di sei mesi per approfondire nuove piste, alimentando la speranza di ritrovare Alessandro.