Lilly Resinovich, l'amico del cuore Sterpin: "È stata uccisa. L'assassino? Forse lo conosciamo tutti"

Claudio Sterpin rilancia le accuse ad Affaritaliani.it. Intervista

Liliana Resinovich
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Giallo Lilly Resinovich: “È stata uccisa, sono sicuro”

La perizia bis sul corpo di Liliana Resinovoch riapre il giallo: 4 anni per modificare la morte da suicidio a delitto sono un'eternità e dopo tanto tempo, per la donna di 63 anni, trovata nel boschetto accanto all'ospedale psichiatrico di Trieste, si apre una nuova strada. La Procura la chiama “rivalutazione” e che tradotto significa ripartire da zero nell'indagine.

Mancano movente e assassino

Il caso diventa ancora più oscuro perché se di delitto si è trattato - come sostiene il suo amico del cuore Claudio Sterpin - mancano movente e assassino. L'unica certezza evocata dalle due autopsie e dalle due perizie, è che Lilly è morta per soffocamento.

Sterpin, lei ha sempre sostenuto l'ipotesi del delitto, pensa di conoscere l'assassino di Lilly?

“E a me lo chiede? Forse lo conosco, forse no. Ho una sola certezza: non sono io. Poi possiamo fare mille congetture, anche pensare cose che potrebbero essere. Sono abbastanza convinto che i miei pensieri non siano lontani dalla realtà ma è un lavoro di Polizia e Procura. Le faccio io una domanda...”.

Mi dica

“Se trovassero sua moglie morta, lei una domanda se la farebbe?

Io sì, le va bene come risposta?

“Anche io me la farei. Oppure?”

Oppure lo dico io: oppure?

"Oppure"

Un uomo solo, oppure?

“Secondo me uno da solo non poteva far tutto, soprattutto portarla dove è stata portata”.

L'avvocato di famiglia: "Intercettata in strada"

Delitto e non suicidio lo sostiene da sempre l'avvocato di famiglia Nicodemo Gentile che accusa: “La nuova perizie disintegra la ricostruzione del suicidio nel boschetto. E in tutto il percorso che attraversa tutta la città in cui nessuno la vede. Io sono convinto che qualcuno l'ha intercettata in strada”.

La ricostruzione

Liliana Resinovich sarebbe stata uccisa, soffocata, e dunque sarebbe morta per asfissia. E' una delle ipotesi formulate per l'intricato caso della donna di 63 anni scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e il cui cadavere fu trovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico.

Aveva la testa in due sacchetti trasparenti di tipo alimentare fissati al collo con un cordino e il corpo in due grandi sacchi neri, di quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, uno infilato dall'alto e dal basso l'altro.

La nuova perizia fa ripartire le indagini da zero

L'ipotesi delitto è una indiscrezione trapelata nell'attesa di leggere la perizia medico-legale sulle spoglie riesumate di Liliana, depositata due giorni fa in Procura a Trieste dopo numerosi rinvii e comunque dopo tredici mesi (la perizia era stata incaricata dal pubblico ministero titolare dell'inchiesta, Maddalena Chergia, il 26 gennaio 2024). Il fascicolo era stato aperto il 22 dicembre 2021 per il reato di sequestro di persona; nel giugno 2023, il Gip aveva indicato che il reato da imputare era omicidio.

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