Fiorani, il figlio di Volpi lo accusa. Ma il patron smentisce tutto

L'affare con Gabriele Volpi: ha preso la guida della sua società di petrolio escludendo il figlio del miliardario. Che però ha fatto causa e vinto

Di Redazione Cronache
Gianpiero Fiorani
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Gianpiero Fiorani, scontro frontale con il figlio del petroliere Volpi. Che lo difende

Gianpiero Fiorani, il banchiere che orchestrò i "furbetti del quartierino", nel tentato assalto ai salotti buoni della finanza italiana di vent’anni fa, torna al centro delle cronache. Fiorani finì nei guai e venne condannato per associazione a delinquere, truffa, appropriazione indebita. Ne uscì patteggiando, a metà 2008, 3 anni e 3 mesi e risarcendo - riporta Repubblica - 34 milioni di euro. Ma come disse lo stesso Fiorani a Il Secolo XIX nel 2016, "la mia storia per certi versi può essere un vincolo o un’opportunità". E così Fiorani è tornato a fare affari, questa volta con Gabriele Volpi, il re del petrolio nigeriano, che gestisce la logistica marittima dei porti del paese africano e possiede un impero da 4 miliardi di dollari.

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Fiorani, - prosegue Repubblica -di concerto con Volpi ha ristrutturato la capogruppo Intels mentre il prezzo del greggio crollava. Una scelta avallata dal patriarca ma che, dopo sei anni di cause intentate dal figlio Matteo, ha avuto una conclusione inattesa: il tribunale ha dato ragione ai legittimi eredi. Fiorani non è direttamente indagato, ma semmai è una vicenda familiare che dovrà trovare una soluzione. Anche perché il patron sta con Fiorani, così come l'altro figlio.

La replica di Volpi senior: "Ma quale plagio, io sto con Fiorani"

Passano pochi giorni e c'è un'ulteriore puntata. Volpi senior manda a Repubblica una lettera in cui "asfalta" il figlio partendo dall'assunto che non c'è nessun plagio, ma solo il desiderio di mettere al riparo la holding dalla presunta incapacità del figlio. "Prima di tutto - si legge nella lettera - dimostri di non conoscermi affatto, immaginando che io assuma le mie decisioni influenzato, o peggio, 'plagiato' da chissà chi. Lo sai, ti ho sempre considerato un incapace e più volte ti ho contestato la tua falsità e inaffidabilità, come quando mi dicevi di essere in Nigeria e poi scoprivo che ti trovati a Santa Margherita o a Lugano a far shopping con tua moglie. Lo sapevi benissimo e non ho neanche mai pensato che tu avresti potuto diventare il successore alla guida del gruppo. Non ne avevi le capacità, il carattere e la competenza. Punto". 

E le accuse continuano. "Non ho mai trovato in azienda - si legge ancora nella lettera - uno che ti rispettasse o parlasse bene di te. Con i tuoi disegni folli di rivalsa personale, accecato dall'avidità e dall'odio, ci hai scatenato contro il mondo, con denunce che hanno avuto un impatto molto pesante ma si sono sciolte come neve al sole. Ti sei alleato con i miei peggiori nemici". E sulla famiglia: "Pur disponendo di ingenti mezzi finanziari, non contribuisci alle spese delle tue figlie. Io lo faccio e continuerò a farlo. Tu hai preferito destinare milioni e milioni a finanziare le cause in corso. Per raggiungere quale obiettivo? Un pugno di mosche dedicando gli anni forse più belli della tua vita a battaglie legali che sottraggono soldi e serenità". 

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