Green Pass per lo stadio: così gli italiani digeriranno l'obbligo vaccinale

Quale sarà la "via italiana" al Pass Europeo? Si pensa a un regime meno rigido di quello francese, ma con la variante del tifo calcistico

Di Lorenzo Zacchetti
Cronache
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Il Green Pass sarà necessario per tornare negli stadi di calcio, che potrebbero riaprire al massimo della capienza nel campionato 2021/22. L'amore per il pallone convincerà anche chi ha dubbi su quello che è, nei fatti, una sorta di obbligo vaccinale

Cosa intende esattamente Mariastella Gelmini quando parla di una “via italiana” al Green Pass? Un accordo politico su limitazioni simili a quelle adottate da Emmanuel Macron in Francia (peraltro “ispirate” a quelle italiane) sembra molto difficile, quindi quando si parla di qualcosa che viene fatto “all’italiana” è piuttosto probabile che si alluda a una sorta di compromesso.

The Italian Way si tradurrebbe quindi in un utilizzo del Green Pass come abilitatore sociale proprio come in Francia, ma con meno attività subordinate al suo possesso. Si pensa, quindi, a renderlo obbligatorio per utilizzare i mezzi di trasporto a lunga percorrenza, per partecipare ai concerti, per entrare in discoteca, ma non nei ristoranti e nei bar.

Un’altra significativa peculiarità italiana potrebbe consistere nel Green Pass come chiave di volta per tornare negli stadi di calcio, tema notoriamente prioritario nell’agenda di molti nostri connazionali. Ieri sono stati varati i calendari del campionato di Serie A, ma ancora senza certezze sulla possibilità di applaudire i campioni d’Europa dal vivo. 

Gli stadi pieni per Euro 2020 hanno regalato tante emozioni… e anche un fiume di soldi, ai quali le società di calcio italiane non possono certo rinunciare, visti i chiari di luna di questo periodo storico. Da qui l’idea, che dovrebbe essere ufficializzata entro luglio, di tornare alla capienza totale dribblando le insidie della variante Delta grazie al Green Pass.

Il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, lo ha detto chiaramente: "Il calcio è un volano importante, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sociale. Noi abbiamo, al di là di una responsabilità sportiva, una responsabilità sociale, come sistema. E quando parliamo di potenziali stadi pieni e delle richieste che abbiamo fatto sia come Lega che come Federazione, parliamo di qualcosa che riteniamo nell'interesse del nostro Paese. Noi il 22 di agosto vogliamo vedere gli stadi pieni, con il Green pass. Per poter parlare di un processo di incentivazione alla vaccinazione nel nostro Paese".

La possibilità di introdurre un sostanziale obbligo vaccinale, vincolando al Green Pass molti aspetti della vita sociale, sta facendo molto discutere. Forse anche in misura eccessiva, rispetto al buon andamento della campagna vaccinale.

Ma nulla come il pallone ha il potere di convincere gli italiani e quindi è sempre più probabile che si colgano due piccioni con una fava, da un lato accontentando i disperati cassieri delle squadre di calcio e dall’altro convincendo anche gli ultimi scettici a vincere le ritrosie.

Ritrosie che però qualche ragione ce l’hanno. L’Inghilterra, dove la variante Delta impazza, ha detto di no ai vaccini per gli Under 15, considerando i rischi della vaccinazione superiori a quelli di un eventuale contagio da Covid-19. Come dovranno regolarsi i genitori di adolescenti tifosi di calcio, che smaniano per tornare allo stadio? Vaccinarli oppure no? Ancora una volta, scienza e politica faticano ad accordarsi su indicazioni chiare per la cittadinanza.