Grillo jr, nuova udienza per stupro di gruppo. A Tempio cortei per l'8 marzo
In occasione dell’8 Marzo manifestazione in coincidenza con il processo che si tiene per le violenze sessuali su Silvia e la sua amica Roberta
Grillo jr, nuova udienza per stupro di gruppo. A Tempio Pausania cortei per l'8 marzo fino al tribunale in solidarietà a "Silvia"
Il corteo dell’8 marzo a Tempio Pausania si è fermato davanti al tribunale dove si tiene l’udienza del processo per stupro di gruppo nei confronti di una giovane turista e che vede imputato Ciro Grillo, figlio di Beppe, comico genovese e fondatore del Movimento 5 Stelle.
La violenza sarebbe avvenuta in Costa Smeralda nel 2019: tra gli indagati ci sono anche tre amici di Grillo, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria e Edoardo Capitta.
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Tempio Pausania, le associazioni in corteo fino al tribunale
“Siamo qui per dimostrare la nostra solidarietà a una ragazza, che è diventata l’emblema di tutte le donne che hanno il coraggio di denunciare”, ha gridato al megafono Patrizia Desole, presidente dell’associazione Prospettiva Donna, davanti al palazzo di giustizia di Tempio Pausania. Le manifestanti sono rimaste a debita distanza, però, perché sino alla fine dell’udienza le autorizzazioni per avvicinarsi all’ingresso del tribunale non erano state assegnate alle associazioni che hanno organizzato la manifestazione per l’8 marzo.
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“Con la manifestazione dell’8 marzo a Tempio – ha detto Paola Columbano, dell’associazione ‘Non una di meno’ – abbiamo voluto portare il nostro messaggio a Tempio perché non esistono solo le grandi città, ma anche manifestare la nostra solidarietà alla vittima della violenza”. La scelta di Tempio non è quindi casuale, si legge in una nota diramata dalle associazioni che hanno indetto la manifestazione, “ma è data dalla volontà di affrontare la questione della vittimizzazione secondaria che avviene nei tribunali e nelle istituzioni”. La ragazza che ha denunciato, prosegue il documento, “è stata sottoposta ad un esame testimoniale, di cui hanno ampiamente scritto i media, in cui il biasimo della vittima va oltre il principio della presunzione di innocenza e rivittimizza la donna che denuncia, che subisce un’ulteriore violenza psicologica e mediatica. Purtroppo, infatti, assistiamo ancora alla normalizzazione della violenza contro le donne da parte delle istituzioni”.