Guerra Ucraina, il generale Camporini smorza gli ottimismi: “La vera pace è ancora lontana e Putin non si fermerà"

L'ex Capo di Stato Maggiore, Vincenzo Camporini, in vista della telefonata Usa-Russia: “Estonia a rischio, servono Paesi veramente neutrali per il cessate il fuoco”

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Guerra Ucraina, il generale Camporini: “Questa non è vera pace e Putin non si è fermato”

Guerra Ucraina, Trump e Putin a colloquio per discutere di centrali elettriche e territori, ma perché la pace da parola si trasformi in realtà ce ne vuole. Per il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore italiano, “la pace vera parte da uno scenario: si fissa un orario e da quel momento non si spara più; poi si definisce una linea di demarcazione tra i due eserciti e le modalità di controllo affinché vengano rispettati gli accordi”.

Generale, secondo lei siamo vicini alla pace?

“Le do una risposta di carattere politico-strategica: No”.

E perché?

“Putin non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi e sono molto preoccupato per Estonia e Georgia. L'Estonia ha una parte della popolazione russofona e la comunità della lingua è il principio usato da Hitler, Putin e aggiungerei anche Orban. Quindi è un possibile obiettivo di Mosca. E poi, da un punto di vista militare, un supporto all'Estonia deve passare dal Varco di Suvalky che è una striscia di terra che separa Kaliningrad dalla Bielorussia. Suvalky è una strettoia che è possibile bloccare facilmente, il che rende, da un punto di vista militare, l'Estonia una zona vulnerabile come gli Stati Baltici”.

Torniamo al percorso di pace: l'Europa intesa come Ue che ruolo potrà avere?

“Nessuno, perché pensare che i controlli sul cessate il fuoco siano affidati a chi parteggia per una parte o l'altra è una contraddizione in termini. La missione di cui stanno discutendo Starmer, Macron e Sholz, i cosiddetti volenterosi, è una missione diversa. Stiamo parlando di una missione di garanzia per una delle due parti, affinché non si riparta all'attacco”.

E chi potrebbe essere impegnato in questa impresa?

“Pensare di impegnare Cina o Europa non è realistico. Quindi stiamo parlando di forze neutrali e faccio nomi a caso: Bangladesh, Brasile, India e Uganda come si è fatto in passato anche se con risultati modesti. Ricordo una forza di monitoraggio nel Donbas nel 2014 che smise di operare quasi subito perché le veniva impedito di fare il suo lavoro”.

Per i Paesi “volenterosi” si tratta di un'operazione a rischio?

“Si tratta di dire, noi occidentali: guarda cara Mosca, abbiamo concordato una tregua, sappi che se dovessi attaccare non ci sarà solo l'Ucraina, ma anche noi. E' una forma di deterrenza che non presenta pochi rischi. Qui non siamo al gioco del Risiko”.

Come si raggiunge allora una pace vera?

“La pace per me è quella di Helsinki, la quale portò alla riduzione delle forze convenzionali in Europa e con un ruolo dell'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ndr) che non ha ancora citato nessuno. Ripeto: siamo in un sistema in cui conta solo la forza grazie a Trump e ai suoi accoliti, per cui Riarm Europe è una strada obbligatoria per gli europei”.

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