I terremoti del 2016 dietro alla siccità di oggi: le opere ci sono, ma manca il collegamento dei territori

Inefficienza dei sistemi idrici e assenza di visione integrata del territorio

di Guido Castelli
Cronache

SICCITA’, DALLA RICOSTRUZIONE SISMA 2016 UN PRESIDIO CONTRO L’EMERGENZA IDRICA, DI TUTTO IL CENTRO ITALIA (ROMA COMPRESA)

Il contrasto all’emergenza idrica nazionale incrocia buona parte delle azioni di ricostruzione e di rigenerazione del post sisma 2016. Forse non tutti sanno che la sequenza sismica 2016-2017, oltre a lutti e danni, ha causato una forte variazione della disponibilità d’acqua. Un bene strategico che le sorgenti dell’Appennino centrale forniscono a milioni di persone, a partire dai cittadini romani, e ai processi produttivi industriali e agricoli. L’85% dell’acqua consumata dalla Capitale proviene dall’acquedotto del Peschiera (che ha una portata media di 14mila litri al secondo) che ha la sua sorgente principale a Castelsantangelo e un’altra nei pressi di Accumoli, due dei centri più devastati dal terremoto di otto anni fa.

Mettere in sicurezza le infrastrutture idriche nell’area del cratere vuol dire garantire un presidio irrinunciabile di gran parte del fabbisogno d’acqua di tutta l’Italia centrale. Come rammenta una delle ultime rilevazioni di Ispra, nelle Marche si registrano al momento situazioni di particolare criticità nel territorio dell’ATO5-Marche Sud (Provincia di Fermo e Ascoli Piceno), dove permangono gli effetti della rilevante riduzione di portata di alcune sorgenti a seguito del sisma del 2016, aggravati dall’attuale situazione di siccità. Nell’ascolano a maggio 2015 la portata complessiva delle sorgenti era di 1.789 litri al secondo, dopo le prime scosse del 2016 si è dimezzata e a maggio 2022 è precipitata a 560 litri/secondo, un tracollo.

L’attenzione rivolta a questo aspetto della ricostruzione riguarda un fattore di grande sensibilità - il “bene acqua” - sia per il futuro del territorio, e della sua abitabilità, sia per quello di gran parte del Centro Italia, a partire da Roma. I monti della Laga, il Gran Sasso e i monti Sibillini (tutti nelle aree ferite dal sisma di otto anni fa) alimentano gli acquiferi di quasi un terzo del Paese.

Per queste ragioni l’opera di ricostruzione del cratere sisma 2016 ha previsto misure straordinarie per salvaguardare la risorsa acqua che, per soluzioni innovative e caratteristiche degli interventi, possono rappresentare un utile riferimento per scongiurare le conseguenze di siccità prolungate come sta avvenendo in questi giorni in molte zone dell’Italia.

Tra i progetti che interessano il cratere sisma 2016 merita una segnalazione non banale l’anello acquedottistico antisismico dei Sibillini, un’opera di 500 milioni di euro sviluppata con Acquambiente Marche e la CIIP spa - Cicli Integrati Impianti Primari - per risolvere le criticità legate al fabbisogno idrico delle comunità che vivono nelle province di Ascoli, Macerata, Fermo e nella parte meridionale della provincia di Ancona, attraverso l’interconnessione dei sistemi acquedottistici degli ATO 3, 4 e 5 con collegamenti idraulici dall’entroterra fino alla costa. Un’opera all’avanguardia che mira a superare la mancata messa in rete dei diversi acquedotti locali: un segnale controtendenza che si propone come una best practice a livello nazionale. Buona parte delle inefficienze dei sistemi idrici risiedono in un mancato collegamento infrastrutturale dei territori.

“Città e paesi sicuri, sostenibili e connessi” è l’obiettivo del programma del Piano complementare sisma 2009 e 2016 dotato di 167,2 milioni di euro che ha tra gli obiettivi quello di incentivare la trasformazione digitale delle amministrazioni comunali per supportare il potenziamento delle azioni di prevenzione e sicurezza, attraverso sistemi di mappatura e controllo del territorio. Quest’ultima linea di intervento prevede una vasta azione di monitoraggio ambientale: sismico, rete idrica, frane, dissesti e infrastrutture sensibili che rappresenta un modello per vincere le sfide che oggi e nel futuro dovremo affrontare a causa della crisi climatica e di quella demografica.

E’ questo l’altro driver che guida gli interventi sul fronte delle risorse idriche: il monitoraggio dei sistemi di distribuzione, che per essere efficiente deve essere digitalizzato. Lo scorso febbraio abbiamo sottoscritto la convenzione per l’attuazione dell’intervento di “Monitoraggio sopra e sotto suolo (edifici, idrico)” insieme alle Regioni Marche e Abruzzo, che introdurrà modelli innovativi di digitalizzazione delle infrastrutture a rete. Un approccio che interessa 134 Comuni, per complessivi 800mila abitanti. La ricostruzione dell’Italia centrale ci sta abituando a superare le logiche campanilistiche e ci sta dimostrando la necessità di una visione integrata del territorio. In qualche modo è il modello di governance multilivello che sta armonizzando in questo processo di rinascita il Governo nazionale, le Regioni e gli enti locali.

*Già Commissario Straordinario sisma 2016

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