La decisione clamorosa della Consulta: incostituzionale lo stop al divieto di rilascio di autorizzazioni Ncc

Secondo la Corte costituzionale la norma sugli Ncc ha consentito “all'autorità amministrativa di alzare una barriera all'ingresso dei nuovi operatori"

Cronache ​​​​​di Redazione
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Per la Consulta, la legge del 2018 sugli Ncc, voluta dal governo Conte I, è incostituzionale

Secondo la Corte costituzionale il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente (o semplicemente Ncc), fino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di autorizzazione Ncc, va contro la Costituzione. Nella sentenza numero 137, depositata oggi, venerdì 19 luglio, la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’articolo 10-bis, comma 6, del decreto legge n. 135 del 2018, scritto dal governo Conte I (M5S e Lega). Non solo, la Corte oggi ha parlato anche di mezzi pubblici: sembra che ci sia un problema di domanda e di offerta in Italia. Sono troppo pochi rispetto a quelli richiesti dai cittadini. 

Cos’ha detto la Corte Costituzionale

Per prima cosa, la Consulta ha spiegato come, per ben 5 anni, la norma sugli Ncc abbia consentito “all'autorità amministrativa di alzare una barriera all'ingresso dei nuovi operatori" perché sospendeva, di fatto, la possibilità di emettere nuove licenze fino alla creazione di un registro, rendendo molto difficile “la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea”. Inoltre, sempre secondo la sentenza, “è rimasta del tutto inascoltata la preoccupazione dell'Autorità garante delle concorrenza e del mercato" che voleva mostrare come "l'ampliamento dell'offerta dei servizi pubblici non di linea risponde all'esigenza di far fronte a una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta, soprattutto nelle aree metropolitane, di regola caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall'incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione”. Provocando, così, “un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività”. Non solo per quanto riguarda la circolazione, ma anche “il benessere del consumatore” e “l’interesse allo sviluppo economico del paese”.

Le reazioni alla sentenza della Consulta

“La sentenza della Consulta di oggi ci dice con chiarezza una cosa: per taxi e Ncc sono necessarie più licenze, serve più mercato e concorrenza, meno corporativismo. A questo punto serve un intervento chiaro della politica, e in primis del governo, che dia seguito alla sentenza: Salvini smetta di tutelare le rendite di posizione e le lobby dei tassisti, con rinvii sbagliati e inutili, e avvii una vera riforma del settore che ‘apra’ il mercato e aiuti cittadini e consumatori, come avviene in molti paesi europei”. Sono state queste le parole di commento del presidente dei senatori democratici Francesco BocciaLoreno Bittarelli, invece, presidente di itTaxi e Uri (Unione dei RadioTaxi d’Italia), ha commentato in una nota: “La sentenza della Corte Costituzionale n. 137 di oggi conferma, ancora una volta, l’inadeguatezza di alcune sigle sindacali che (per scelte meramente demagogiche) continuano ad alimentare odio tra diverse categorie anziché proporre soluzioni percorribili a beneficio degli utenti. Questo atteggiamento pernicioso non solo ha generato finora effetti controproducenti per il trasporto pubblico non di linea, ma ha anche causato un ulteriore danno per l’immagine della categoria dei tassisti. Piuttosto che ostinarsi a seguire le indicazioni deleterie di questa rappresentanza sindacale, sarebbe doveroso attuare una riforma complessiva del settore, come chiediamo da anni". Infine, semre Bittarelli, ha concluso: "Come sempre ci rendiamo disponibili a un confronto di buon senso con i decisori pubblici, auspicando da parte del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la convocazione di un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea, conferendogli così quell’autorevolezza e imparzialità che si rende ormai indispensabile".