Latina, operaio morto. Spunta un teste chiave: "Titolare? Altro che panico..."

Il collega, anche lui irregolare: "Il figlio del titolare l’ha scaricato senza un braccio, poi s’è fatto una doccia ed è corso a cercare due avvocati"

Di Redazione Cronache
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Latina, operaio morto. "Schiavismo? Il prezzo che si deve pagare se non vogliamo le zucchine a 9 euro il chilo"

Satnam Singh detto Navi è morto nei campi di Latina, un macchinario gli ha tranciato un braccio alla quattordicesima ora di lavoro sotto il sole cocente e il figlio del titolare dell'azienda per cui lavorava in nero a 3 € all'ora lo ha abbandonato sotto casa sanguinante e senza l'arto. La procura di Latina accusa Antonello Lovato di omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Mentre la moglie del bracciante morto dopo il ricovero in ospedale ha confermato che a tutti sono stati tolti i cellulari per evitare che si chiamassero i soccorsi. Renzo Lovato, titolare dell'azienda accusa il bracciante agricolo indiano: "Lo avevo avvisato, doveva stare lontano da quel macchinario", poi ha parlato di "panico" dopo l'accaduto. Ma c’è un testimone, però, anche lui indiano e anche lui irregolare, che ha trascorso il pomeriggio di ieri dai carabinieri a raccontare tutt’altro: "Il signor Antonello Lovato - dice il teste e lo riporta La Repubblica - non era in preda alla paura. Ha trovato il tempo di spegnere la macchina agricola, caricare il corpo di Satnam sul furgone, abbandonarlo davanti a casa. È andato a farsi una doccia, ha lavato il pullmino e cercato due avvocati. La moglie di Navi lo aveva pregato di portarlo in ospedale".

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Satnam Singh - prosegue La Repubblica - era giunto a Borgo Santa Maria da Napoli, sbarcato in Italia dopo una traversata del Mediterraneo. Gli investigatori stanno ricostruendo chi fossero i caporali dell’Agro Pontino che avevano trovato per lui e la compagna il lavoro nell’azienda che assumeva irregolari e la casa, a Colleverde. I volontari cattolici, Fernando e Silvano, sono cresciuti con Renzo Lovato, il capostipite dell’azienda: "È uno dei pochi che ha resistito nell’agricoltura", dicono. "Lo conoscevamo come una brava persona, ma quello che ha fatto il figlio è disumano". Il collega pensionato, che si professa di destra, alza la voce: "In queste campagne si pratica lo schiavismo, ma è il prezzo che si deve pagare se non vogliamo le zucchine a 9 euro il chilo. I diritti costano a tutti".