Morti bianche da Roma a Milano: le province in cui lavorare è più pericoloso

Incidenti sul lavoro, la classifica italiana che svela dove sono più frequenti e con il numero più alto di vittime

Cronache
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Lavoro e morti bianche, Roma, Napoli e Milano le città dove è più pericoloso lavorare. Ma il numero di vittime è alto anche a Torino Brescia e Bari. Il report sui primi 8 mesi del 2021

Cresce di giorno in giorno il numero di morti bianche e infortuni sul lavoro, solo nell'ultima settimana una decina circa di uomini e donne morti schiacciati da carichi pesanti, o rimasti incastrati nei macchinari di produzione o ancora, folgorati, o precipitati giù dalle altezze in cui erano all'opera. Un fenomeno che interessa il Nord come il Sud Italia, ma che da provincia a provincia si registra più intenso in alcune aree.

L'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engoneering di Mestre ha stilato una classifica delle province che negli ultimi 8 mesi del 2021 hanno vissuto il maggior numero di morti di lavoratori, e delle province in cui si attesta più alto il rischio di mortalità.

Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio ha presentato la nuova mappatura delle morti sul lavoro nelle province italiane da un lato con una graduatoria numerica e dall’altro attraverso l’indice di rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa.

Morti sul lavoro, i dati

Il totale degli infortuni mortali registrati in occasione di lavoro da gennaio ad agosto 2021 è di 620 vittime.

E' Roma ha rilevare il dato peggiore con 39 vittime (8 vittime in più dello scorso anno). Seguono: Napoli (32, dato invariato rispetto al 2020), Torino (24 – erano 26), Brescia (20 – erano 30), Milano (20 - erano 32), Bari (17 – erano 12), Caserta (16 – sono dieci vittime in più rispetto al 2020), Salerno (16 – erano 10 a fine agosto del 2020); Bologna (15 – erano 9), Lecce (13- erano 5); (Cuneo 12 – erano 11), Perugia (11 – erano 6), Verona (11 – erano 12), Bergamo (10 – erano 37 a fine agosto 2020).

I dati completi sono disponibili in allegato e sul sito vegaengineering.com/osservatorio “I numeri definiscono nel dettaglio l’emergenza morti bianche nel Paese – sottolinea Mauro Rossato – e ancor più lo fanno le variazioni rispetto all’anno precedente. Significativi, in tal senso, risultano essere gli incrementi degli infortuni mortali delle province di Roma, Bari, Caserta e Lecce. Così come i decrementi di Bergamo – 27 vittime in meno del 2020), di Brescia e di Milano”.

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Incidenza della mortalità

Il rischio di morte, provincia per provincia, rispetto alla popolazione lavorativa. L’esplorazione dell’emergenza condotta dagli esperti dell’Osservatorio mestrino va, come sempre, oltre i numeri assoluti, per far emergere il rischio di mortalità, provincia per provincia, valutando dunque i numeri degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa.

In questo caso la maglia nera spetta a Campobasso che rispetto ad un indice di incidenza medio di 27,1 (Im=Indice incidenza medio pari a 27,1 morti ogni milione di lavoratori) fa registrare un dato che è più di quattro volte superiore: 119,9. Seguono: Isernia (98), Ascoli Piceno (87,7), Pescara (75,1), Caserta (64,6), Verbano Cusio Ossola (63,1), Ragusa (62,1), Lecce (58,3), Aosta (55,6), Piacenza (55,1), Alessandria (55), Taranto (53,9), L’Aquila (53,4), Benevento (52,6), Vibo Valentia (52,4).

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“Si tratta di una rilevazione preziosa – spiega il Presidente dell’Osservatorio mestrino – perché consente di definire profondamente forme e contenuti del dramma delle morti sul lavoro. Fornisce, infatti, un reale e concreto indice di rischio di infortunio mortale rispetto alla popolazione lavorativa. E così ad indossare la maglia nera non sono più le province che dominano la classifica dei numeri assoluti. Ma sono altre. Quelle che, nonostante il minor numero di vittime, si rivelano invece essere quelle in cui il rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa risulta essere più elevato. Come a suggerire che in queste province si potrebbe intervenire in modo maggiormente efficace sul fronte della sicurezza sul lavoro, della prevenzione e della formazione”.

"L’analisi - conclude Rossato -"può diventare un utile strumento di riflessione per tutti coloro che si occupano di sicurezza sul lavoro, dalla politica al tessuto produttivo del Paese”.