Messina Denaro, amici uniti da 30 anni: dai nomignoli alle nozze di Bonafede
Massimo Gentile e Cosimo Leone, accusati di far parte della rete di Messina Denaro, erano legati a doppio filo con i Bonafede. Su Affari le carte dell'inchiesta
Mafia, gli uomini di Messina Denaro uniti da 30 anni. Dai nomignoli alle nozze di Bonafede. Su Affari le carte dell'inchiesta
Un “circuito sconcertante di omertà”, sono le parole usate dal gip del Tribunale di Palermo per descrivere l’orbita di fiancheggiatori e favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, nelle carte che Affaritaliani.it ha potuto visionare. Una rete di persone che si sta disintegrando grazie al lavoro incessante della Procura e della Direzione investigativa antimafia, che ha portato nella giornata di ieri all’arresto dell’architetto Massimo Gentile, del tecnico di laboratorio Cosimo Leone e di Leonardo Gulotta. I tre “insospettabili” sono accusati di aver aiutato il boss durante la lunga latitanza, chi “cedendo” la propria identità consentendogli di acquistare una motocicletta, chi facilitandogli l’accesso alle cure del servizio sanitario, anche in epoca Covid.
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Così lontani tra loro ma così vicini, soprattutto Gentile e Leone, cognati e legati a doppio filo alla famiglia Bonafede, di cui ben cinque membri sono finiti in manette, ça vas sans dire, per aver aiutato Messina Denaro. Come non ricordare, infatti, il “re dei prestanome” Andrea Bonafede (nell’ordinanza Andrea Bonafede cl. 63, cugino di un altro Andrea Bonafede, nell’ordinanza cl. 69, e amico stretto di Leone) arrestato poco dopo la cattura del boss?
Nell’ordinanza che Affaritaliani.it ha esaminato emergono chiaramente i contatti amicali e parentali tra i protagonisti della vicenda, legami che sembrerebbero provare oltre ogni ragionevole dubbio che tutti, nessuno escluso, volontariamente e con finalità mafiosa, abbiano agevolato la latitanza di Messina Denaro.
A iniziare da Cosimo Leone, il tecnico radiologo: che questi – si legge nell’ordinanza - fosse consapevole che Bonafede Andrea cl. 63, ricoverato nel suo ospedale, fosse in realtà il latitante si deduce dal ritrovamento nella rubrica dello smartphone del “vero” Andrea Bonafede (cl. 63), del numero telefonico di Leone Cosimo, memorizzato come “Sino Leone”, appellativo confidenziale che denota inequivocabilmente l’instaurazione tra i due di un rapporto amichevole, o comunque non meramente formale, e in ogni caso di una conoscenza reciproca. Ma c'è di più perchè gli inquirenti, analizzando il pc di Andrea Bonafede cl. 69, cugino del "vero" Andrea Bonafede, hanno estrapolato un documento contenente l’elenco dei regali – costituiti quasi esclusivamente da somme di denaro – ricevuti da Bonafede in occasione del suo matrimonio, con a fianco gli invitati che vi avevano provveduto.
Proprio in questo elenco sono elencati una persona indicata come “cugino Andrea” (ovvero Bonafede Andrea cl. 63, effettivamente cugino del festeggiato), “Sino Leone” (ovvero l’indagato Leone Cosimo, come visto registrato in rubrica con il medesimo nome), ma anche una persona espressamente indicata come “Gentile Massimo”, da identificare nell’indagato tra l’altro parente di Gentile Salvatore (marito di Laura Bonafede, cugina del festeggiato). Entrambi quindi, il tecnico radiologo e il futuro ammalato oncologico ufficialmente ricoverato nel suo ospedale, erano presenti alla medesima festa di matrimonio nel 1998, un dettaglio non trascurabile che rafforza ancora di più la tesi degli inquirenti sul sodalizio mafioso tra gli indagati.