Mafia nel paese di Peppone-don Camillo: sindaco Pd diffamò chi la denunciava
Lei denuncia, lui la accusa: non prendo lezioni da chi banchettava con gli ‘ndranghetisti. Ma è falso. Condannato l’ex sindaco Pd di Brescello per diffamazione
‘Ndrangheta, diffamò la paladina antimafia Catia Silva: condannato l’ex sindaco del Pd di Brescello Marcello Coffrini
In un mondo di plastica come il nostro la mafia non esiste.
C’era una volta il paese di Peppone e don Camillo, la Brescello in provincia di Reggio Emilia, nata dalla penna di Giovannino Guareschi che resterà nella storia del cinema per lo scontro romanzato tra un sindaco comunista e un prete. Siamo nel secondo dopoguerra.
Nel paesino reale di 5600 anime tra gli anni '80 e '90 si è invece insediata una ’ndrina originaria di Cutro, il Grande Aracri. Quello che viene considerato il capo, Nicolino Grande Aracri, è stato di recente condannato all’ergastolo. Il fratello, Francesco, anche lui del clan, riceveva parole di riconoscimento dal sindaco Pd Marcello Coffrini nel 2016. “E’ gentilissimo, è uno molto tranquillo… è molto composto, educato, ha sempre vissuto a basso livello”. A parole tutte le forze politiche sono contro la mafia. Nei fatti la Dda di Bologna definisce Francesco Grande Aracri “elemento di spicco della cosca”.
Ma c’è una rompiballe, una consigliera comunale d'opposizione, Catia Silva che urla ai quattro venti che nel paesino c’è la ‘ndrangheta e nessuno fa nulla.
Fa un’opposizione dura al sindaco che un giorno prende la parola in consiglio comunale e dichiara di non prendere lezioni da chi banchettava con gli ‘ndranghetisti, riferendosi a un video di circa 20 anni prima che circolava in paese, dove c’era Catia Silva presente a una festa con degli ‘ndranghetisti.
La Silva, vittima negli anni anche di minacce (nel luglio 2020 la Cassazione condannava Salvatore Grande Aracri e Alfonso Diletto per minacce e violenza privata aggravate dalla modalità mafiosa riconoscendola come vittima), querela il sindaco per diffamazione. La vicenda del clan ha visibilità nazionale. Nascono critiche pesanti anche a sinistra. Anche il Pd chiede le dimissioni del sindaco di Brescello, in quel momento non più iscritto, ma eletto come esponente Pd, e fino a prima sostenuto dal partito. Poi il Comune verrà sciolto per mafia. Silva dedica la sua vita alla lotta alle mafie.
Dopo tre anni di processo e una decina di testimoni sentiti, il Tribunale di Reggio Emilia, nella persona del Giudice Stefano Catellani, ha condannato Marcello Coffrini per il reato di diffamazione aggravata alla pena di 400 euro multa penale, oltre a 3.500 euro di provvisionale a Catia Silva e 2.800 per spese processuali. Si è accertato che Catia Silva si trovava a quella festa come fotografa, attività svolta a metà anni ‘90 e non conosceva l’identità dei presenti alla festa. La donna presente in Aula è scoppiata in un pianto liberatorio.
E’ il primo grado e l’ex sindaco di Brescello del Pd Marcello Coffrini ha già fatto sapere che farà opposizione.
Oggi Catia Silva ricopre l’incarico di responsabile provinciale per la legalità di Fratelli d’Italia e conduce le sue battaglie per riportare Brescello alla legalità.