Magistrati, ecco come sarà il test psicoattitudinale. Esclusiva Affari
Dopo il via libera in Consiglio dei Ministri, i test psicoattitudinali per i magistrati diverranno realtà a partire dal 2026. Su Affari lo schema valutativo
Test psicoattitudinali per le toghe tra crocette, problem solving e un colloquio su empatia e maturità. L'esclusiva di Affari
Sarà il Consiglio Superiore della Magistratura a nominare i docenti universitari in materie psicologiche che costituiranno la commissione giudicante nei test psicoattitudinali per i magistrati. Un passaggio necessario dopo che ieri, in Consiglio dei Ministri, il Guardasigilli Nordio ha avuto il via libera per la loro introduzione nel concorso per l’accesso alla professione. Ci sarà tempo, dato che le nuove norme si applicheranno per i bandi pubblicati a partire dal 2026, ma gli operatori del settore (e non) sono già in fibrillazione. I più sentendosi “scottati” da quella che considerano un’intrusione non necessaria, un’invasione di campo.
LEGGI ANCHE: Test psichici alle toghe, Gratteri: “Allora ai politici quelli sulla droga”
Ecco che allora alcuni consiglieri laici del Csm hanno depositato al comitato di presidenza una richiesta ben precisa: aprire una pratica “per analizzare l’eventuale utilizzo e le modalità attuative dei test psicoattitudinali per l’accesso alla magistratura dei principali paesi europei ed extraeuropei”. Ufficialmente sono poche le informazioni trapelate: si sa, per esempio, che chi avrà superato la prova scritta riceverà (prima dell’orale) dei test scritti. Questi costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale, che si svilupperà durante l'esame orale.
Nell’istanza, così come nel decreto legislativo del Governo, si cita quale modello “il bando di concorso per l’accesso alla carriera dei funzionari di polizia, il quale all’art. 13 già prevede che i candidati idonei siano sottoposti ad accertamenti psico-fisici e attitudinali prima di essere immessi in servizio”. Ma in cosa consistono, e consisteranno, i test psicoattitudinali che dovranno affrontare gli aspiranti magistrati? E quali domande potrebbero essere rivolte ai candidati, per saggiare - ça vas sans dire - la loro attitudine?
Proprio prendendo atto delle indicazioni del ministero, Affaritaliani.it, in un colloquio confidenziale con una fonte riservata confidenziale con competenza psicologica della Polizia di Stato, ha appreso quali potrebbero essere le domande, le aree di indagine e - perchè no - le insidie della valutazione psicoattitudinale sui futuri magistrati. Si specifica che le informazioni seguenti non sono di carattere ufficiale, ma ragionate e maturate in un ambiente, quello poliziesco, affine per stessa ammissione del ministero della Giustizia a quello in esame.
Ebbene, una prima informazione che trapela è che i test psicoattitudinali saranno conformi al profilo del professionista da valutare, quindi della figura di un magistrato della Repubblica italiana. Sia la parte scritta del test, sia la parte orale con un esperto in psicologia, cioè, verteranno necessariamente sul tipo di lavoro che il magistrato fa. Parlando, poi, del livello di difficoltà dei suddetti test, è probabile che questo sarà pari se non superiore a quello previsto per il concorso del ruolo di commissario di Polizia: anche se i contenuti saranno diversi, infatti, il titolo di studio di partenza richiesto è la laurea.
Secondo quanto può anticipare Affaritaliani.it, inoltre, con riferimento alla parte scritta della valutazione psicoattitudinale (il test vero e proprio, ndr) il candidato magistrato dovrà cimentarsi non solo in quesiti a risposta chiusa, ma anche in test cognitivi, di livello, di intelligenza spazio-temporale, di memoria cognitiva. Oltre che affrontare dei veri e propri “problem solving”. Più complesso e lungo, poi, sarà il colloquio, nel quale l’aspirante funzionario di giustizia probabilmente dovrà dimostrare di possedere empatia e, al contrario, di non avere pregiudizi, sotto il profilo dell'elaborazione del pensiero. Non solo, sarà saggiata la maturità dal punto di vista dell’esperienza di vita e familiare, oltre che la capacità di gestire la propria parte emotiva, dominando le pulsioni.
Tutto al fine di garantire, suggeriscono gli addetti ai lavori, una capacità di giudizio e di applicazione della legge serena.