Messina Denaro fermato 7 anni fa a un posto di blocco, ma non fu riconosciuto
Il procuratore di Palermo ha rivelato alcuni dettagli sul boss durante la presentazione del libro scritto a quattro mani con il giornalista Salvo Palazzolo
Messina Denaro, uscì senza farsi riconoscere da un posto di blocco: le rivelazioni del procuratore de Lucia
Nel 2016 Matteo Messina Denaro fu fermato casualmente dai carabinieri in un posto di blocco a Trapani ma non fu riconosciuto e così, dopo il controllo di routine - in cui il capomafia mostrò una carta d'identità con la sua foto e nome falso - fu lasciato libero di andare.
"Matteo Messina Denaro ha vissuto a lungo nel territorio del Trapanese, il suo territorio, sicuro di non essere scoperto. Indagando dopo il suo arresto abbiamo scoperto che era stato addirittura fermato a un posto di blocco, sette anni fa, in provincia di Trapani. Ma non fu riconosciuto dai carabinieri che controllarono il suo documento. Tutto sembrava in regola". E' quanto ha svelato il procuratore presentando il libro "La Cattura – i misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia”, scritto con il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo a Casal di Principe nella villa confiscata dove ha sede “Casa don Peppe Diana”, il luogo dedicato al sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994.
Leggi anche: L'Economist promuove Giorgia a pieni voti: "Ha smentito gli scettici”
Messina Denaro, infatti, contava sul fatto che le forze dell’ordine avevano sue foto vecchie di anni ma c’era anche chi lo avvisava dei movimenti degli investigatori. E sul fatto che gli investigatori ignorassero il suo vero volto - riporta Il Corriere - il boss ironizzava pure in una sorta di diario trovato nel suo ultimo covo. «Queste foto sono state fatte nel 2006. Nello stesso preciso periodo hanno fatto un identikit su me dove sembrava avessi 85 anni e 5 mesi. In verità in quel periodo ero come in queste foto», scriveva nel 2014 commentando le immagini destinate alla figlia naturale Lorenza, riconosciuta solo poco prima di morire.
Leggi anche: Meloni precetta i ministri. In Aula, un ordine. Ecco che cosa c'è dietro
"Ci dobbiamo interrogare su come sia stato possibile che abbia trascorso trent’anni in latitanza. Oggi - ha concluso De Lucia - l’impegno della procura di Palermo è quello di individuare chi ha favorito Messina Denaro”.