Morte Purgatori, medici negligenti: "Bastavano gli antibiotici a salvarlo"
Secondo i periti i segni dell'infezione erano chiari
Morte di Purgatori, i periti puntano il dito contro i medici
Nuovi elementi sulla morte di Andrea Purgatori. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, sono emerse due certezze secondo gli esperti: "Primo: nessuno dei medici che nella clinica privata Villa Margherita di Roma lo ebbe in cura comprese davvero la patologia da cui era affetto, un’endocardite (infezione delle valvole cardiache) che conviveva con un tumore ai polmoni. Secondo: una semplice terapia antibiotica avrebbe potuto allungargli la vita".
Come spiega il Corriere, nella consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano si legge che i medici omettevano "la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura".
I segnali di una malattia importante appaiono clamorosi, prosegue il Corriere passando in rassegna la perizia, durante il ricovero tra 16 e 17 giugno 2023. In quel caso «sulla base dei dati clinici, radiologici e della terapia impostata era opportuno valutare altre ipotesi diagnostiche oltre a quella proposta dalla dottoressa Giallonardo di un’embolia conseguente a una fibrillazione atriale» scrivono i consulenti del pm. "Eppure non si riusciva a individuare una causa certa. Qualcuno pensò a una febbre da un’infezione urinaria", conclude il Corriere. A luglio la morte.