Morti sul lavoro, la strage quotidiana: in 11 mesi 931 decessi. Capone ad Affari: "Ogni anno è sempre peggio"

Il segretario nazionale dell'Ugl: "Nel nostro Paese manca un'adeguata attenzione ai rischi e non si investe in formazione"

di Franco Pasqualetti
Cronache

Morti sul lavoro, 931 i decessi da inizio anno. Un bilancio devastante di oltre 3 vittime al giorno. Il segretario dell'Ugl, Paolo Capone: "Situazione allarmante"

Il capo dello Stato Sergio Mattarella lo aveva sottolineato nel suo discorso di fine anno, chiedendo maggiore attenzione per sconfiggere uno dei fenomeni più tristi nella nostra nazione: le morti sul lavoro, però, anziché diminuire nel 2024 stanno aumentando. Il triste conteggio è arrivato a quota 931 con le ultime vittime (un operaio precipitato da un capannone e prima ancora l'imprenditrice dei salumi Lia Ferrarini volata giù da un trattore). Facile immagine che il bilancio per fine anno supererà la quota mille. Al centro della disputa senza dubbio la sicurezza dei posti di lavoro, per analizzare il tema Affaritaliani ha scelto il segretario nazionale dell'Ugl, Paolo Capone.

Segretario, in Italia le morti sul lavoro anziché diminuire aumentano. Perché?

"Sicuramente tra i motivi alla base di questo bollettino di guerra c'è la mancanza di un'adeguata attenzione e di una sottovalutazione dei rischi che genera morti e feriti ogni minuto che passa".

Possibile che solo per questo?

"Non solo, è ovvio. Ma una grossa fetta degli incidenti avviene per cattivi comportamenti".

Questi comportamenti non potrebbero esser corretti con della formazione adeguata?

"Partiamo dal fatto che la formazione non è mai troppa ma serve altro".

Ad esempio?

"Serve proprio la messa in pratica delle operazioni da svolgere e il caso pratico da affrontare con simulazioni. Esattamente come accade per i bambini giapponesi negli addestramenti ai comportamenti in caso di terremoto".

Quindi partire già prima del mondo del lavoro?

"Certo, basterebbe dedicare un'ora a settimana ai rischi della sicurezza già dai banchi di scuola. Vede, da sempre in Italia e, parlo dai tempi della monarchia, la sicurezza sul posto di lavoro era un cardine su cui la nostra nazione era un'eccellenza".

Poi ci siamo persi per strada visti i risultati...

"Visti i risultati è evidente che qualcosa non stia funzionando come deve, ma la colpa è anche del blocco delle assunzioni lungo anni che ha visto andare in pensione ispettori con esperienza trentennale che non hanno avuto le nuove leve a cui tramandare gli insegnamenti. Per fortuna questo Governo ha dato un'accelerata allo sblocco dei concorsi e così la macchina potrà tornare ad esser rodata".

I controlli ci sono?

"Sì, ma sono scorporati per settori stagni e invece andrebbe creata un'agenzia di controllo sui posti di lavoro dove i vari organi (Carabinieri, Asl, Vigili, ecc., ndr). E' un progetto sul quale noi come sindacato crediamo molto".

Ma è solo un'idea o ci sono dei tavoli aperti col Governo"?

"Ci si sta lavorando nei vertici al ministero del lavoro. Serve una svolta, non è più tollerabile vedere tante morti ogni giorno".

Ultima domanda secca: che responsabilità hanno i datori di lavoro?

"Ci sono dei settori dove si sfiora il banditismo, parlo di quello che accade nell'agricoltura. Una continua corsa al ribasso dei prezzi che fa crollare il livello di sicurezza. L'esempio di Latina e dei fenomeni di caporalato che sfociano in azioni da codice penale ne sono la conferma".

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