Afragola, arrestati due frati accusati di violenza sessuale e rapina

All'interno dei telefonini dei ragazzi rapinati c'erano messaggi compromettenti che testimoniavano gli abusi messi in atto. Emesse altre 6 misure di custodia cautelare in carcere

di Redazione
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Arrestati due frati di Afragola, in provincia di Napoli. Avrebbero violentato due ragazzi nel loro monastero e avrebbero organizzato una rapina per rubare loro i cellulari

Due frati, padre Domenico Silvestro e padre Nicola Gildi, sono stati arrestati dai carabinieri di Afragola per essere i presunti mandanti di una rapina commessa da 4 individui, anch'essi sottoposti a misura cautelare in carcere. I frati avrebbero ordinato di rubare i cellulare di due ragazzi all'interno dei quali ci sarebbero, come scrive la Procura di Napoli Nord che sta eseguendo le indagini, "immagini e chat a dir poco imbarazzanti che avrebbero potuto creare seri problemi ad alcuni frati dei monasteri in cui avevano lavorato le stesse vittime". Infatti, i due giovani sarebbero stati abusati sessualmente dai preti che, per cercare di nascondere le prove, hanno organizzato la rapina. 

I reati che figurato nell'inchiesta condotta dal pm Cesare Sirignano e dalla procuratrice Maria Antonietta Troncone, sono due: il primo è violenza sessuale, il secondo è rapina aggravata. Il gip di Napoli Nord, Caterina Anna Arpino, ha emesso 6 misure cautelari in carcere. Una è per il padre Domenico Silvestro, parroco della Basilica Pontificia di Sant'Antonio da Padova di Afragola, accusato di violenza sessuale. La secondo è per il frate Nicola Gildi, ritenuto responsabile di rapina aggravata in concorso e violenza sessuale. Due nei confronti degli autori materiali della rapina, ovvero Danilo Bottino e Biagio Cirillo, ragazzi di 20 e 19 anni. Infine, Antonio Di Maso, 43enne, che ha fatto da intermediario tra i religiosi e l'organizzatore della rapina, mentre l'ultima misura cautelare è proprio per l'organizzatore, colui che ha architettato il furto, cioè Giuseppe Castaldo, di anni 52. L'uomo sembra avere legami con la criminalità organizzata di Marigliano.

La rapina e la sua organizzazione

La rapina è stata messa in atto il 26 aprile scorso. L'obiettivo era prendere i cellulari dei due ragazzi (uno dei quali extracomunitario) precedentemente abusati dai preti. Nei dispositivi ci sarebbero tracce dei messaggi scambiati tra le vittime e i violentatori su app d'incontri come Ciao Amigos e Tinder. Stando a quante emerge dalle indagini, i don organizzavano incontri a sfondo sessuale e se qualcuno non voleva partecipare partivano le minacce. In un dei capi d'accusa, infatti, si legge: "Mediante minaccia consistita nel prospettare il licenziamento e comunque il mancato sostegno e assistenza economica fino ad allora assicurati, costringevano (le vittime) a subire atti sessuali, abusando delle condizioni di qualità di ministri del culto cattolico".

L'organizzazione della rapina, invece, è avvenuta l'8 aprile, quasi 20 giorni prima della sua esecuzione. Lo confermano dei messaggi. Don Nicola Gildi scrive a Giuseppe Castaldo, l'organizzatore del colpo: "Carissimo Giuseppe ti ringrazio per questo tuo impegno nei confronti dei frati, io sono mortificato, perché mai avrei voluto che si giungesse a questo. Ti chiedo perdono e ti assicuro la mia preghiera per te e per la tua famiglia". E Castaldo risponde: "Nicola, io sono devoto a sant'Antonio e alla Chiesa ma soprattutto mi avevano detto che sei una brava persona e di cuore, domenica ho avuto conferma, mi fa piacere averti conosciuto ci vediamo presto grazie per le preghiera per la mia famiglia". 

Pare che tutto sia partito da una lettera, inviata ai frati, da parte degli avvocati delle vittime di violenza. In questa veniva chiesto il pagamento dei servizi fatti dagli uomini nei monasteri e si faceva accenno ai rapporti sessuali. La miccia che ha provocato l'esplosione. Infatti, poco dopo, i frati hanno organizzato la rapina e l'hanno messa in atto, senza successo. Quando i due esecutori materiali hanno sfondato la porta di casa delle vittime e le hanno minacciate di farsi consegnare i cellulari, questa hanno opposto resistenza e non hanno mollato. È grazie alla loro tenacia che, ora, 6 persone sono state consegnate alla giustizia. Nella colluttazione del 26 aprile, una delle vittime di violenza è rimasta ferita.

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