"Naufragio dello yacht? Non solo una tromba d'aria. Falle tecniche e portelloni aperti: che cosa non torna"

Lo yacht Bayesian è affondato in un arco temporale di 16 minuti trascinando sul fondo la vita di 6 persone. Quali sono stati i fattori? Intervista a Maurizio Cossutti, ingegnere navale

di Eleonora Perego

Bayesian -

Cronache

Palermo, l'ingegnere navale Cossutti parla con Affari del naufragio: "Falle tecniche ma anche errori umani. Portelloni aperti e scarsa attenzione alle previsioni"

Il naufragio dello yacht di lusso Bayesian, avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 agosto, continua a essere avvolto dal mistero. Da un lato il tracciato Ais ha fornito nuovi elementi per ricostruire la possibile dinamica della tragedia nella quale hanno perso la vita sei persone, tra cui il magnate Mike Lynch e sua figlia Hannah: l'imbarcazione è stata colpita dal maltempo alle 3:50, ha perso l'ancoraggio ed è stata senza controllo per 360 metri fino ad affondare alle 4:06. Dall’altro lato, però, ci si continua a domandare come abbia fatto un’imponente barca di lusso a essere risucchiata dalle acque del Mediterraneo senza che nessuno a bordo (salvo i sopravvissuti, ovviamente) abbia potuto fronteggiare la tromba d’aria marina che ha colpito lo yacht.

Le “vere” risposte arriveranno solo grazie all’esame della “scatola nera” del Bayesian, anche se per quello bisognerà aspettare il recupero del relitto, e con le autopsie sui corpi delle vittime. Ma nel frattempo noi di Affaritaliani.it abbiamo parlato dell’incidente – che per alcuni è un vero e proprio complotto – con l’ingegnere navale Maurizio Cossutti.

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Ingegnere, cosa potrebbe essere successo secondo Lei?

Pur non avendo una conoscenza approfondita della dinamica e della barca stessa (aperture, compartimentazioni…) posso dire che quello che è accaduto è un semi-mistero. Che una barca così grossa a vela di 56 metri sia affondata in condizioni meteo impegnative ma non estreme è molto strano. Soprattutto visto che anche barche più piccole nelle vicinanze non hanno subito alcun danno. Inoltre il Bayesian era all’ancora, non in navigazione. Non è neppure un prototipo, ma una barca e un modello collaudato dallo stesso cantiere, anche re-fittata in tempi abbastanza recenti. Per essere andata a fondo deve essere accaduto davvero qualcosa di anomalo.

Rimanendo nel campo delle ipotesi, alcuni suggeriscono che le dimensioni imponenti dell'albero possano aver contribuito alla tragedia.

Secondo me no, anche perché per quanto l’albero sia stato alzato rispetto all’originale ritengo che gli ingegneri e gli architetti navali abbiano fatto gli opportuni calcoli. Che l’albero fosse 60 o 70 metri non ha fatto una grossa differenza, anche se sicuramente il baricentro dello yacht si è alzato rendendo la barca meno stabile.

Ma, ripeto, una barca che deve navigare con le vele in condizioni severe, non vedo perché senza vele dovrebbe andare a fondo.

Che informazioni sull'affondamento possiamo trarre dalle condizioni dell'attacco della chiglia sull'imbarcazione?

Si è tanto parlato della “deriva” sollevata, ma di solito i calcoli vengono fatti perché la barca abbia una stabilità sufficiente senza le vele anche in simili condizioni. La deriva è un’appendice, una chiglia che la barca ha sotto di sé e che consente di aumentare la stabilità, e per evitare che quando si va a vela nell’andatura di bolina la barca scarrocci lateralmente.

Una barca così grande ha spesso questa chiglia fatta in due metà, una parte fissa con lo scafo e una parte a “lama” che esce dalla parte superiore, che si solleva. Ma di solito vengono calcolate perché anche a secco di vela la barca abbia una stabilità sufficiente.

Pare che il Bayesian si sia inabissato repentinamente: come può aver imbarcato tanta acqua velocemente?

Dall’esterno l’unica spiegazione che mi do è che ci fosse qualche portellone aperto. Queste barche hanno solitamente delle aperture laterali, vuoi per il tender vuoi anche per consentire a qualche cabina di avere l’accesso sull’acqua. Per qualche ragione una o più di queste deve essere rimasta aperta o chiusa male, e con l’ingresso dell’acqua ciò ha creato un corto circuito elettrico per cui poi si è reso impossibile chiuderle.

A volte si legge che la barca è andata a fondo in 4 minuti, tempo che sembra onestamente poco. Altri dicono che è andata a fondo in 16 minuti, un arco di tempo che sembrerebbe poter dare il tempo all’equipaggio e ospiti per mettersi in salvo.

Ma un tipo di barca come questa non dovrebbe essere attrezzata per far fronte a una “banale tromba d’aria marina”?

Certamente, sulla testa dell’albero ci sono dei sensori che rilevano intensità e direzione del vento. Inoltre c’è un radar, ma soprattutto la prima norma di chi va per mare è guardare cosa succede attorno e valutare l’arrivo del maltempo.

È più facile parlare di errori da parte del comandante e dell’equipaggio secondo Lei?

La cosa molto strana è che il maltempo non è sopraggiunto in 30 secondi. Ci sono anche delle fotografie in cui si vede la barca e il maltempo arrivare in lontananza. Oggi, poi, ci sono delle previsioni del tempo soprattutto a breve termine che sono abbastanza precise, con disponibilità di meteo radar dedicato. Se l’equipaggio era sul ponte di comando, e i passeggeri stessi come si dice stavano facendo festa sul ponte principale… avranno visto l’arrivo del brutto tempo! È un ulteriore fattore strano, perchè il capitano è uno di vastissima esperienza, e quindi in grado assieme all’equipaggio di gestire in tutto e per tutto l’imbarcazione senza interventi degli ospiti.

Dai portelloni aperti all’avvisaglia del brutto tempo… Sicuramente ci sono state delle problematiche tecniche, ma anche a livello umano. Quali e quante siano state le prime e le seconde, e come abbiano interagito però, lo potremo dire solo con l’avanzare delle indagini.

Cosa dice a chi urla al “complotto”, per cui di fatto la barca sarebbe stata in qualche modo fatta affondare?

Sicuramente tutto si può fare affondare, ma credo anche che queste cose lascino traccia. Non si può escludere niente, anche se presumibilmente si tratta di ipotesi romanzesche.

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