Ghedini insultato sui social, mentre sorprende il ricordo di Travaglio
I leoni da tastiera insultano vergognosamente lo storico avvocato di Berlusconi, mentre il direttore del Fatto svela un affetto insospettabile
La morte di Niccolò Ghedini viene commentata con odio via social
Corrono via social i numerosi messaggi di odio nei confronti di Niccolò Ghedini. Lo storico avvocato di Silvio Berlusconi, morto ieri 18 agosto, all’età di 62 anni, nelle ultime ore non ha ricevuto solo parole di cordoglio. I funerali saranno celebrati domani 20 agosto, alle ore 11, presso a Santa Mara di Sala, il paese nel Veneziano dove si trova la villa di famiglia e dove il parlamentare viveva da molti anni.
A ricordarlo, oltre ai compagni di partito di Forza Italia, tanti avversari politici: da Enrico Letta a Matteo Renzi e Maria Elena Boschi fino a Pierferdinando Casini. Rispetto che è mancato invece sui social, dove si sono scatenate parole di odio verso l’avvocato appena scomparso, ritenuto colpevole di aver difeso Berlusconi nei suoi processi.
"Ha difeso l’immorale" si legge, o ancora "ha passato la vita a piegare la legge e le leggi in favore di un pregiudicato".
Libero Quotidiano ha riportato altri tweet: "Lo aspetta l’inferno", "Il karma esiste", "Chi semina vento raccoglie tempesta", "È una bestia che sta già nel fuoco eterno ad aspettare la bestia di Berlusconi", "Per anni ha difeso e tutelato gli interessi di un essere schifoso e subdolo come il suo padrone".
E ancora: "Aveva già il record di assenze, oggi ha voluto strafare" o "A volte se ne vanno anche i peggiori". Parole che hanno indignato Matteo Renzi: "Serve rispetto".
L'inaspettata carezza di Travaglio sul Fatto
La vera sorpresa della giornata è stato l'editoriale di Marco Travaglio su "Il Fatto Quotidiano", così lontano dal tipico stile della commemorazione di chi non c'è più. Infatti, il direttore del Fatto attacca ricordandolo come "uno stronzo" e poi elenca i vari motivi di divergenza di opinioni con l'avvocato di Berlusconi. Poi, però, racconta anche di un incontro casuale in aereo, di una piacevole chiaccherata con reciproche confidenze e conclude lasciando trasparire un insospettabile affetto: “Alla fine, ai saluti, non mi chiese di tenere riservata la chiacchierata, ma non ce ne fu bisogno. Non so perché non ne scrissi nulla. Forse perché, dopo averlo conosciuto un po’ meglio, temevo che fosse talmente stronzo da iniziare a diventarmi simpatico”.